Gela. La perquisizione effettuata dai carabinieri in una rimessa a Roccazzelle risale alla scorsa estate. Gli investigatori, in un mezzo da lavoro parcheggiato nel piazzale, trovarono anche una pistola. Nel corso degli accertamenti, inoltre, sono state sequestrate munizioni, un caricatore e un taser. Fatti che hanno portato a processo i due titolari dell’area, Giuseppe Susino e Emanuele Susino, oltre a Giuseppe D’Angeli. Nelle scorse settimane, però, sono state depositate le motivazioni della condanna ad un altro dei coinvolti, l’operaio Giuseppe Murana. A conclusione del giudizio abbreviato, il gup del tribunale gli ha imposto la condanna a due anni di reclusione, con pena sospesa. E’ emerso che il mezzo da lavoro era di sua proprietà e che avrebbe avuto la disponibilità dell’arma. Difeso dall’avvocato Giovanni Cannizzaro, l’uomo ha ammesso i fatti. La sentenza non è ancora definitiva, mentre è in corso il giudizio avviato nei confronti degli altri tre coinvolti (difesi dagli avvocati Vittorio Giardino, Giuseppe Nicosia e Dalila Di Dio).
Hanno invece sempre negato di essere stati a conoscenza della presenza dell’arma nel furgone, ottenendo verdetti favorevoli sia in Cassazione che al riesame rispetto alle misure cautelari impostegli, dopo il blitz nella rimessa.