Gela. La zona economica speciale, riconosciuta dal ministero anche per il territorio locale, è parte integrante della Zes della Sicilia Orientale. Proprio da Roma, la scorsa settimana, è arrivato il via libera alla nomina del commissario, il docente universitario Alessandro Di Graziano. Dovrebbe essere l’input giusto per cercare di far decollare le zone economiche speciali dell’isola, che ad oggi, almeno a livello territoriale, non hanno prodotto praticamente nulla, sul piano degli investimenti. Di Graziano ha tracciato alcuni degli aspetti principali del suo “mandato”. In municipio, vista l’importanza di uno strumento come la Zes, che garantisce agevolazioni sugli investimenti, si cercherà di avere un incontro con il docente, che ha cattedra nella facoltà di ingegneria dell’Università di Catania. Negli uffici del settore sviluppo economico, l’assessore Terenziano Di Stefano vorrebbe avviare un’interlocuzione. Per il commissario, Gela è uno dei poli che dovrebbe, per sua stessa collocazione, attrarre i flussi commerciali del Mediterraneo. “Il quadrante della Sicilia orientale costituisce un’area di fondamentale importanza per il corridoio Scandinavo-Mediterraneo per l’intercettazione dei flussi dell’area del Mediterraneo visto che comprende interamente le province di Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Enna e la parte meridionale della provincia di Caltanissetta. Fanno parte della Zes Sicilia orientale – ha detto il commissario – per una estensione complessiva di circa 3.600 ettari, almeno cinque poli economico-produttivi in corrispondenza dei porti principali dell’area come Milazzo, Messina, Catania, Augusta e Gela, nonché alcune aree interne che, pur non essendo prossime alle aree portuali, sono ad esse collegate economicamente e funzionalmente”. Secondo Di Graziano, le infrastrutture sono fondamentali. Sulla portualità, forse qualche dubbio potrebbe sorgere, visto che l’amministrazione comunale, attraverso un decreto governativo, ha confermato che le strutture locali entrano a far parte dell’Autorità della Sicilia Occidentale, quindi con riferimento Palermo e non l’area etnea della Zes Sicilia Orientale. “Una maggiore integrazione è possibile solamente intravedendo una adeguata funzione retroportuale che presuppone che vengano trasferiti una serie di servizi attraverso pratiche quali i corridoi doganali, servizi ferroviari dedicati e che venga garantita un‘interoperabilità delle piattaforme tecnologiche. Per far questo sono di competenza delle Zes importanti interventi infrastrutturali che hanno lo scopo di intervenire per la realizzazione di efficaci collegamenti ‘ultimo miglio’ – continua – tra le aree industriali e le reti del Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti e le reti Trans-Europee dei Trasporti, ma anche per accelerare le urbanizzazioni primarie in alcune aree produttive e per rafforzare il livello di sicurezza delle infrastrutture esistenti”. Richiama i fondi del “Recovery Plan” per le “connessioni” con le strutture portuali.
“Per la Zes Sicilia orientale tra le misure già previste dalla terza componente della Missione 5 del Recovery Plan, con ‘Interventi speciali per la coesione territoriali’, ci sono 54 milioni di euro di interventi di connessione ultimo miglio per interporto di Catania, porti di Augusta, Gela, Riposto, Sant’Agata di Militello”, aggiunge. Tutto verrà coordinato da una “cabina”, istituita presso la Presidenza del consiglio dei ministri. “L’obiettivo economico è connesso ai benefici associati alle Zes in grado di incrementare l’attrattività dei territori di riferimento, quali agevolazioni finanziarie e fiscali, fino a 100 milioni di euro di credito di imposta, semplificazione burocratica, tempi ridotti di un terzo, autorizzazione unica, interlocuzione unica di interfaccia tra governo, Regione, enti locali, enti e istituzioni di controllo, possibile istituzione della zona franca doganale interclusa, nonché cosa più rilevante la specialità dei settori-filiere già presenti all’interno della Zes che devono diventarne il brand di riconoscimento. In questo contesto la Zes può diventare luogo di sperimentazione di una visione ‘smart’ del sistema retroportuale, attraverso il coinvolgimento delle università e dei centri di ricerca, degli attori dei processi economici e produttivi e degli enti di riferimento, trasformandosi in un laboratorio di sussidiarietà culturale e di processo che possa essere replicato anche all’esterno”, conclude.
Senza strade, autostrade, ferrovie e porto a Gela mai nessuno verrà a investire 1euro perché le aziende producono dei prodotti che a sua volta devono essere spediti. Purtroppo alla situazione attuale spedire un prodotto da Gela richiede molto più tempo e denaro rispetto ad esempio a Catania quindi antieconomico e quindi prezzo finale non competitivo.
Ma come mai l’agenzia “Ansia” non batte nessuna notizia riguardo all’imminente guerra Nato ‐ Russia?