Gela. La storia di Enrico Bonura è quella di un giovane medico gelese che da mesi lavora a Brescia, una delle città più colpite dalla pandemia. Al termine del suo ennesimo turno di notte ci ha raccontato questi giorni difficili, sospesi tra turni massacranti e i continui decessi, che rischiano di destabilizzare gli stessi operatori sanitari.
Tra i tanti medici ed infermieri in prima linea nella zona rossa lombarda ci sono anche tanti professionisti gelesi. Giovani figli di questa terra che da mesi ormai stanno lottando senza risparmio di forze contro il virus che sta mettendo in ginocchio il mondo.
Vi abbiamo già raccontato la storia di Martina, infermiera a Bergamo che ha vissuto in prima persona la strage silenziosa che sta stroncando il nord Italia. Oggi vi raccontiamo la storia di Enrico, Medico ortopedico, da appena due mesi in servizio a Brescia, in quello che è diventato centro Covid esclusivo. “Abbiamo un po’ di paura – ammette – perchè anche i medici muoiono. Non siamo immuni al virus. Qui a Brescia sono morti in un solo giorno anche 20 persone. Adesso siamo nell’ordine delle due vittime al giorno”.
Lo raggiungiamo nella sua casa di Brescia quando ha appena smontato dall’ennesimo turno di notte. Sono giorni difficili, ci racconta Enrico, sospesi tra turni massacranti e i continui decessi, che rischiano di destabilizzare gli stessi operatori. “Aiutateci ad aiutarvi. In attesa del vaccino non ci sono soluzioni se non restare a casa. In Lombardia la Sanità è avanti eppure siamo quasi al collasso. Siamo riusciti a modificare reparti e trasferire pazienti in poche ore. Se accadesse in Sicilia sarebbe stata una tragedia. Quindi i miei conterranei devono rimanere a casa”.