Versioni di comodo per “aggiustare” le cause civili e i rapporti con gli Alferi del maresciallo Primo: le difese si oppongono

 
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Gela. Si difendono e contestano le richieste di rinvio a giudizio formulate dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. False dichiarazioni per “aggiustare” le cause civili. I quindici indagati, compresi quattro carabinieri già in servizio al reparto territoriale di via Venezia, si oppongono alle accuse. Tra di loro, c’è chi è chiamato a rispondere anche di associazione di stampo mafioso. Secondo i magistrati della Dda nissena, il maresciallo Giovanni Primo avrebbe intrattenuto rapporti pericolosi con Peppe Alferi e con i suoi ragazzi. Davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale nisseno Marcello Testaquadra, a discutere sono stati i difensori di diversi indagati. Ci sono due giovani operatori di un’associazione di volontariato, i quattro carabinieri, imprenditori e il titolare di una pasticceria. Gli avvocati Giacomo Ventura, Angelo Licata, Nicoletta Cauchi e Maurizio Cannizzo hanno posto la loro attenzione non solo sulla presunta falsa ricostruzione di un incidente stradale e su presunte dichiarazioni di comodo in una causa di lavoro ma anche sui rapporti di scambio tra lo stesso Giovanni Primo e alcuni imprenditori. Sia la ricostruzione dell’incidente stradale che coinvolse uno degli imprenditori vicini a Primo che la causa di lavoro avviata dall’ex dipendente del pasticciere sarebbero state aggiustate con testimonianze di comodo. Ipotesi rigettata dai difensori che, invece, escludono la presenza di testimonianze pilotate. La ricostruzione delle difese, inoltre, contesta nettamente il presunto accesso abusivo alle banche dati delle forze dell’ordine. Le parti civili, ovvero il ministero dell’interno e quello della difesa oltre all’ex dipendente del pasticcere sott’accusa, rappresentata dal legale Giusy Ialazzo, si sono associate alle richieste di rinvio a giudizio.

La difesa del maresciallo Primo contro le accuse della Dda. A perorare la causa del maresciallo Giovanni Primo, ex comandante del reparto radiomobile, è stato l’avvocato Flavio Sinatra. Già all’udienza del 28 maggio, il carabiniere aveva reso dichiarazioni spontanee. Ha escluso di aver mai avuto contatti con il clan Alferi o di essere intervenuto per intercedere in cause civili, favorendo il titolare di un supermercato della città o lo stesso pasticcere accusato dall’ex dipendente. Si ritornerà in aula il prossimo 25 giugno.

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