Gela. Dieci milioni di euro concentrati sulla messa in sicurezza dell’ex discarica industriale Cipolla, uno degli scempi ambientali di un territorio nei decenni sfiancato da massicci smaltimenti, anche di sostanze molto pericolose. La priorità è stata data a quest’area, tra le strade della zona industriale ex Asi. Una conferma è arrivata al termine di un tavolo, in remoto, che questa mattina ha consentito di mettere insieme i tecnici comunali, quelli della Regione e i funzionari di Arpa. In estate, il vicesindaco Terenziano Di Stefano, che ha a sua volta partecipato alla riunione, ha dato mandato di completare le carte per la riperimetrazione del Sito di interesse nazionale. Sono state inserite aree da bonificare, che in passato non erano state ricomprese, come l’ex discarica industriale di Marabusca. Questa mattina, funzionari comunali e regionali hanno chiuso un primo passaggio amministrativo, con le relative firme. Sarà poi la Regione a trasmettere gli atti al Ministero dell’ambiente. Palermo ha già approvato la riperimetrazione del Sin che mette insieme le aree destinate alla bonifica. Le risorse sono molto limitate e i dieci milioni di euro si legano ad un accordo di programma che dovrebbe essere concluso entro fine anno. “La priorità alla messa in sicurezza dell’ex discarica Cipolla – dice Di Stefano – è stata decisa in base ad uno studio condotto dai dirigenti del Comune che se ne stanno occupando, da quelli della Regione e da funzionari Arpa. Sono arrivate le congratulazioni a tutti i tecnici che da anni seguono queste procedure. Per ora, è prevista la messa in sicurezza. La bonifica, invece, richiede un impegno economico decisamente superiore e cercheremo di intercettare vie di finanziamento anche nazionali”.
Ad inizio mese, i dirigenti Orazio Marino e Grazia Cosentino hanno avuto un confronto con il tavolo tecnico attivato al ministero. E’ stato deciso che la Regione trasmetterà una relazione a Roma, indicando le ragioni che hanno spinto alla riperimetrazione del Sin. Servirà una nuova delibera regionale. Emilio Giudice, uno dei responsabili della Riserva Orientata Biviere, già alcune settimane fa aveva spiegato che dieci milioni di euro sono somme comunque insufficienti per pensare di coprire le attività di bonifica in vaste aree del territorio. Secondo il rappresentante della Lipu, servirebbe un approccio diverso da parte delle autorità e il rispetto dei dettami del piano di risanamento e di quello di gestione. Vanno utilizzati i fondi previsti per aree classificate come Siti di interesse nazionale. Del Sin locale fanno parte, dopo la rivisitazione, le aree dei pozzi e quelle della pipeline di Eni, che attraversano un’ampia porzione del territorio locale. Arrivare alla bonifica definitiva sarà invece molto più difficile, a causa di impegni finanziari che allo stato non trovano coperture adeguate.