Gela. Dieci anni dopo non sanno ancora se nel loro sangue c’è arsenico di tipo organico o inorganico.
Nel 2007 186 cittadini di Gela, Niscemi e Butera si sono sottoposti volontariamente ad esami specialistici partecipando al progetto Sebiomag (Studio epidemiologico biomonitoraggio area di Gela). I prelievi di sangue fecero emergere dati allarmanti. Il valore di arsenico presenta “alcuni valori singoli alti, significativamente superiori a quanto riscontrato in popolazioni non esposte in ambito lavorativo o in circostanze accidentali; un segnale di esposizione al rame i cui valori plasmatici sono riconducibili perlopiù nelle donne”. Nel ossier di 160 pagine sono riportati tutti i risultati dell’indagine che ha avuto l’obiettivo di accertare se esiste un nesso di causa ed effetto fra la presenza dello stabilimento industriale e la contaminazione dei cittadini presi a campione.
Il progetto è ripreso. Si chiama Sepias, un biomonitoraggio avviato in collaborazione tra il Cnr di Pisa e l’Asp di Caltanissetta.
Dei 186 volontari l’attenzione si è concentrata su 30 soggetti. Sono stati richiamati in ospedale per un ulteriore screening. Sono stati utilizzati indicatori molto avanzati, vista la presenza di alcuni segnali cardiovascolari in soggetti sottoposti a screening.
Tra sei-otto mesi si capirà se la presenza di arsenico sia aumentata, diminuita o modificata. I prelievi effettuati in ospedale saranno inviati ai laboratori del Cnr. Gela rimane sotto osservazione epidemiologica. Dopo 10 anni quei cittadini vogliono sapere se il loro sangue è avvelenato oppure no.