“Uscire dall’Euro per Gela sarebbe una catastrofe”, monito del docente Morselli

 
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Gela. Impossibilità di accedere ai crediti, infrastrutture carenti o inesistenti, risorse energetiche sfruttate da altre società e incapacità di contrastare le decisioni imposte dal governo centrale (Peos e Muos). Lo sviluppo della città sembra congelato in una gabbia che ha radici lontane e che con l’uscita della nazione dalla moneta europea potrebbe subire un ulteriore disagio.

Ne abbiamo parlato con Alessandro Morselli, docente di Complementi di Politica Economica all’università di Roma “La Sapienza”.

“Pensare di uscire dall’euro è dannoso per l’Italia”, commenta il commercialista e studioso Alessandro Morselli.

Le prime ripercussioni negative si avrebbero nel sud e con particolare riferimento a Gela.

Abbiamo sottoposto al docente Morselli cinque domande.

 DOMANDA: Cosa ne pensa dell’Euro?

RISPOSTA: Ogni qualvolta siamo in prossimità di una scadenza elettorale si accende il dibattito sull’uscita dall’euro dell’Italia. Sono convinto che a questa soluzione non ci crede nemmeno chi la sostiene fortemente. Sarebbe invece auspicabile programmare un piano di crescita in cooperazioni con gli altri paesi europei.

 

DOMANDA:.Esistono correnti di pensiero opposte sull’uscita dall’Euro. Lei con chi preferisce schierarsi?

RISPOSTA: L’uscita dall’euro come fonte risolutiva dei problemi economici non mi pare la strategia adeguata anzi, penso che aggraverebbe le già condizioni precarie dell’economia italiana.

I sostenitori dell’uscita dall’euro pongono in evidenza i possibili benefici che l’Italia potrebbe avere da una moneta svalutata: le nostre esportazioni aumenterebbero (ma anche i prezzi delle importazioni aumenterebbero). Si ricorda che l’Italia non è solo un paese esportatore ma anche un importante importatore di materie prime. Il deficit energetico del nostro paese si aggira intorno ai 70 miliardi a causa dell’import di gas e petrolio, il cui valore sui mercati internazionali viene calcolato in dollari e quindi ci sarebbe un forte incremento dei prezzi se l’Italia avesse una moneta svalutata. La svalutazione della moneta provoca l’aumento dell’inflazione, a seguito di un incremento del costo delle materie prime importate, inoltre l’aumento dei prezzi spesso viene ostacolato aumentando anche i tassi di interesse, vale a dire il costo del denaro.

 

DOMANDA: Quali ripercussioni potrebbe avere l’uscita dall’Euro per la nostra città?

RISPOSTA: Per Gela sarebbe una catastrofe, perché è fortemente dipendente dall’energia come gas e petrolio (paradossalmente!). Abbiamo giacimenti petroliferi e siamo porta d’accesso in Europa del gasdotto libico; e ancora noi importiamo gas da Russia e Francia. Noi non possiamo usufruire delle più importanti risorse energetiche in grado di garantire una certa dipendenza economica. Di queste risorse noi ne usufruiamo soltanto in piccola percentuale, con una ridotta ricaduta occupazionale e nessuna ricaduta dal punto di vista infrastrutturale (porto insabbiato, ferrovia inefficiente, incompiuta Gela-Siracusa, ecc). Per quanto riguarda il gasdotto (che passa da Gela), anche in questo caso non esiste nessun vantaggio economico per la collettività. Quindi, a seguito della svalutazione della nostra nuova moneta, per l’uscita dall’euro, si avrebbe un forte aumento dei prezzi dell’energia e quindi un grave danno per la già precaria economia gelese.

Anche l’aumento sicuro dei tassi di interesse andrebbe ad ostacolare ancora di più l’accesso al credito, ammesso che oggi imprese e famiglie gelesi abbiano accesso al credito!    

 

DOMANDA:.E’ davvero necessario per le attuali strategie di mercato sentirsi in continua competizione con tutti?

RISPOSTA: Siamo ossessionati dalla competizione, la corsa alla competizione è sfrenata e senza criterio. La competizione di mercato premia soltanto chi è in grado di mettere in campo il migliore rapporto produttività/costi, e per fare ciò è necessario liberalizzare ed eliminare ogni monopolio pubblico. Ad esempio, per quanto riguarda la sanità ogni individuo ha il sacrosanto diritto alle cure, e quindi che giustificazione ha una sanità privata dove può curarsi solo chi è in grado di pagare? Mentre le banche, che in fondo non sono indispensabili per sopravvivere, sono difese dagli effetti della concorrenza, salvandole con iniezioni di denaro pubblico in caso di difficoltà. Tutto questo serve a giustificare il capitalismo moderno essenzialmente finanziario e non produttivo, e quindi senza banche crollerebbe.

 

DOMANDA: Si parla di accesso dei giovani nel mondo del lavoro. Esistono anche politiche e progetti pere fare fronte a questa necessità, eppure la disoccupazione giovanile è in netto aumento. Secondo lei cosa andrebbe fatto?

RISPOSTA: Il Fondo Monetario Internazionale suggerisce di aumentare l’occupazione giovanile e femminile diminuendo il salario di ingresso ed i contributi sociali, senza pensare che un motivo fondamentale che ostacola l’occupazione femminile non è tanto il costo contributivo, quanto l’assenza di un welfare pubblico che permetta di elaborare efficienti servizi di conciliazione vita/lavoro; pertanto se si taglia la spesa pubblica per welfare per ridurre i contributi sociali non si crea alcun effetto incentivante sull’occupazione femminile.

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