Gela. A Palermo il centrodestra implode e l’ipotesi che il voto per le Regionali possa subire una brusca accelerata è tutt’altro che peregrina.
Dagli ultimi sviluppi tra i corridoi di Palazzo d’Orleans sembra che si faccia sempre più concreta la possibilità che Musumeci possa decidere di rovesciare il banco, presentando le dimissioni che di fatto anticiperebbero il voto al prossimo giugno.
A far andare su tutte le furie il Governatore e i suoi alleati di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni in testa, il patto elettorale stretto da Forza Italia con la Lega e che avrebbe ufficializzato il tandem Cascio-Samonà. Di fatto una vera e propria notifica di sfratto per l’attuale Presidente che non verrebbe ricandidato, a favore di un possibile candidato leghista per Palazzo d’Orleans in autunno.
Due dunque le strade alternative. Dimissioni nell’arco di pochi giorni per trascinare tutti al voto il 26 giugno, anche senza Finanziaria, oppure azzeramento della giunta per dar vita a un governo del presidente. E tutti gli altri fuori. Obiettivo di Musumeci sarebbe quello di ritrovarsi in una posizione di vantaggio sull’opposizione e sui colleghi nel centrodestra.
Se il Presidente dovesse decidere di dimettersi dalla carica in anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato prevista per il prossimo novembre, lo dovrà però fare in tempi assai stretti per consentire di andare al voto entro il 26 giugno, data fissata per il ballottaggio delle prossime amministrative nell’isola.
Secondo regolamento le dimissioni vanno presentate all’Assemblea regionale siciliana e la legge prevede la celebrazione delle elezioni entro 90 giorni da quel giorno; la data la stabilisce il presidente
Il dipartimento Autonomie locali ha già precisato che devono trascorrere 45 giorni. I tribunali devono predisporre gli uffici elettorali dal cinquantesimo al trentesimo giorno. Dunque, servirebbero tra i 55 e i 60 giorni per fissare la data delle elezioni, di conseguenza il presidente Nello Musumeci per andare al voto il 26 giugno si dovrebbe dimettere tra il 28 aprile (60 giorni) e il 2 maggio (55 giorni) prossimi.
Con il voto anticipato a giugno salterebbe di fatto anche l’organizzazione delle liste, con i candidati costretti a mettere su una campagna elettorale lampo.
Un’onda che di fatto coinvolgerebbe anche gli aspiranti deputati gelesi, costretti a rimboccarsi le maniche per rivedere i loro programmi.
Con Musumeci candidato in una lista unica con Fratelli d’Italia ad esempio, non è detto che il candidato gelese rimanga Pino Federico, al momento tra i papabili della lista di Diventerà Bellissima. Con una lista unica infatti i vertici del movimento di Giorgia Meloni potrebbero decidere di imporre una candidatura di partito che in questo caso potrebbe vedere in lizza o la quota rosa rappresentata da Sandra Bennici o la sorpresa Salvatore Scerra che, da neo ingresso, brucerebbe le tappe per lanciarsi nella corsa a Palazzo d’Orleans.
Con il centrodestra spaccato anche il ticket Mancuso-Sammito dovrebbe riorganizzare la strategia elettorale che ad oggi punta alla rielezione del candidato di Milena e al piazzamento utile dell’attuale Presidente del Consiglio Comunale, pronto a rientrare in gioco in caso che Mancuso entri nella squadra di Governo.
Giochi pressoché fatti invece nel centrosinistra con il Pd che punterà quasi certamente sul segretario provinciale Peppe Di Cristina e il M5S che a Gela si giocherà una poltrona per due mettendo in campo l’attuale capogruppo e responsabile regionale Nuccio Di Paola e probabilmente anche la stessa Ketty Damante.
Questi i nomi certi, ma di potenziali candidati gelesi pronti a scendere in campo ce ne sarebbero anche altri, dai cuffariani a chi sa provando a salire sul carro di Cateno De Luca, al momento unico candidato certo alla poltrona del dopo Musumeci.
Tutto dipenderà dalle scelte del Governatore uscente che, a quanto sembra, avrebbe già la lettera di dimissioni pronta. In tutto questo, però aleggia l’ombra nera della sessione di bilancio, visto che la Finanziaria non è stata ancora approvata e che all’appello mancherebbe circa 1 miliardo per chiudere i conti della Regione.