Unità da testare, il caso FI e l'alternativa al "modello Gela": centrodestra cerca il passo giusto
Una piattaforma tematica alternativa a quella dell'amministrazione comunale e delle forze che la supportano non ha ancora preso forma nel centrodestra locale

Gela. Il “modello Gela” del sindaco Di Stefano, a un anno dalla vittoria delle amministrative, si trova ad affrontare il primo vero test probante, con un bilancio che non sarà semplice chiudere entro l'estate ma con il contratto Ghelas diventato ormai cosa fatta, attraverso il voto del civico consesso che ha siglato il lavoro condotto nei mesi. Le emergenze non mancano così come le scadenze. Pare ormai evidente, comunque, che la maggioranza si rivede, in maniera ancor più convinta, nell'azione del primo cittadino. Di Stefano sta diventando collante tra i gruppi progressisti e quelli civici, seppur la battuta d'arresto delle provinciali di secondo livello si sia fatta sentire. A un anno dalle urne che ne hanno decretato la sconfitta, invece, il centrodestra ha messo numeri, con le provinciali, piazzando i due candidati d'area, nel derby interno. La vittoria del forzista Tesauro, ora con la fascia blu di presidente del Libero Consorzio, dopo aver indossato pure quella tricolore di primo cittadino di Caltanissetta, è stata una prova importante, avvalorata dall'ottima prestazione del sindaco di Niscemi Massimiliano Conti, che ha sfiorato il colpaccio. Le spaccature, come già un anno fa in città, non sono mancate neppure nelle urne delle provinciali, esclusiva dei sindaci e dei consiglieri comunali. In città, mentre Di Stefano sembra potersi muovere con più agilità e sostenuto da una maggioranza piuttosto blindata, salvo crisi passeggere, il centrodestra non pare ancora troppo avvezzo a una strategia condivisa. Soprattutto fuori dall'assise civica, c'è chi non disdegnerebbe il lancio di una cabina di regia, che possa fare da traino e da coordinamento. A Palazzo di Città, il drappello di centrodestra, fino a oggi, ha cercato sempre di non perdere il passo e di presentarsi con posizioni unitarie. Chiaramente, però, i partiti ufficiali hanno un modus operandi che non sempre si concilia con quello di esponenti senza una collocazione. Il contratto Ghelas, arrivato in consiglio comunale, ha fatto emergere differenze. Il gruppo misto, almeno con i presenti, Cosentino e Di Benedetto, si è espresso per il sì, sulla base del parere dei revisori, FdI ha optato per astenersi, a causa di atti ritenuti troppo tardivi. Per il resto, nessun altro consigliere di centrodestra ha preso parte alla seduta. L'amalgama cercano di garantirla e in settimana tutta l'opposizione ha contestato l'attendismo della maggioranza sul delicato tema degli immobili abusivi. Fuori dal municipio, invece, ci sono partiti di riferimento, in città, come Forza Italia, tendenzialmente a caccia di una linea consolidata. Il congresso, che dovrebbe tenersi non oltre la prima settimana di luglio, dirà quale governance potrà prevalere. Ci sono distanze notevoli, almeno fino a ora, tra gli esponenti che sono sempre più legati al deputato regionale Michele Mancuso, guida indiscussa degli azzurri sul territorio, e i forzisti che vorrebbero un partito magari plurale, sia a Palazzo di Città sia fuori. Gli scontri verbali a distanza tra il vicepresidente del civico consesso Antonino Biundo e gli esponenti locali Vincenzo Cirignotta e Nadia Gnoffo, hanno contraddistinto le sorti di un gruppo che un anno fa, nonostante la sconfitta al ballottaggio, ha fatto registrare il risultato elettorale migliore in assoluto. La nuova segreteria dovrà affrontare una situazione interna non semplice, con il rischio di qualche defezione importante. C'è chi ritiene che FI possa ripartire da Cirignotta, nel ruolo di segretario. Un'opzione che non pare andare troppo a genio a chi vorrebbe invece uno start sotto altri auspici. Biundo potrebbe essere molto distante da una potenziale segreteria Cirignotta così come altri importanti pezzi dello scacchiere azzurro locale, in primis gli ex consiglieri comunali Rosario Trainito e Carlo Romano. Le vie alternative di certo non mancano, nell'area di centrodestra. Eventuali uscite da Forza Italia potrebbero trovare sfogo in altre bandiere. Sono tanti gli estimatori del vicepresidente Biundo, secondo alcuni potenzialmente interessato all'area autonomista. I rapporti con il referente territoriale Rosario Caci non sono solo professionali (essendo entrambi medici ospedalieri) ma pure di sindacato. Le soluzioni diverse, nel centrodestra, non scarseggiano neanche per Trainito, a sua volta con tante richieste. Toccherà a Mancuso e alla nuova guida FI lavorare per ricucire, senza perdere pedine di valore politico ed elettorale e senza dimenticare chi si è sempre rivisto nel logo degli azzurri ma non ha mai fatto il passo ufficiale, come il consigliere comunale Gabriele Pellegrino. Attende qualche risposta dai vertici territoriali del partito. Una piattaforma tematica alternativa a quella dell'amministrazione comunale e delle forze che la supportano, non ha ancora preso forma nel centrodestra locale. Il “governo ombra” stenta a decollare o addirittura ne mancano le condizioni. Il parlamentare Ars di Fratelli d'Italia Salvatore Scuvera, proprio sui temi lavora e non trascura nessuna delle emergenze che premono sulla città. Il suo ruolo, inevitabilmente, lo ha posto come punto di riferimento del centrodestra nell'area sud del territorio provinciale. I meloniani guardano a lui, anche se in una formazione cittadina che comunque ha dovuto siglare un patto interno tra più aree, per pervenire all'elezione, all'unanimità, del coordinatore Pierpaolo Grisanti. Tra le mura di Fratelli d'Italia, non sempre prevale il sacro fuoco della condivisione e dell'unità. Scuvera e gli altri dirigenti si muovono per prevenire fughe in avanti. Il partito, vista la fase storica, rimane attrattivo. Tanti sono stati, e lo sono ancora adesso, interessati al dialogo. Tocca proprio ai meloniani e ai forzisti metteresi sulle spalle uno dei pesi più consistenti, tirando le somme di un'area politica, in città ancora non proprio allineata e alla ricerca dello spiraglio giusto per iniziare a insediare, sui temi, l'amministrazione Di Stefano. Gli autonomisti dell'Mpa, oggi “Grande Sicilia”, hanno scelto proprio Di Stefano e fino a quando il rapporto terrà non saranno nel fronte locale avverso, del quale invece sono componente certa sia in Regione sia in Provincia. La Dc vuole darsi una composizione ancora più incisiva. Si rivede nell'alternativa al “modello Gela”. Con due consiglieri comunali, è il partito più rappresentato tra gli scranni d'aula. Il commissario Giuseppe Licata, fra gli oppositori più costanti del "modello Gela", è sempre in stretto contatto con la dirigenza regionale e con il leader Cuffaro. Proprio l'area centrista non disdegnerebbe un maggiore coordinamento nel gruppone di centrodestra, che parte sempre con tanti numeri ma in città, alle urne, stenta quasi sempre. Se la Lega è tutta in divenire, ci sono entità come i Liberali che stanno rimettendo i tasselli per riportarsi nell'agone che conta. Nel centrodestra si rivedono gli esponenti di "Noi moderati". Rimane in gran parte da decifrare, infine, il futuro, più o meno prossimo, dell'ex candidato a sindaco Salvatore Scerra. Lo scorso anno si mise alla testa dei fuoriusciti dai partiti ufficiali. Il ballottaggio non raggiunto e poi il sostegno alla causa di Di Stefano, mai negato, lo hanno condotto ad aprire strade diverse da quelle prettamente di centrodestra. I contatti frequenti ci sono stati con il sindaco di Niscemi Conti, suo grande sponsor alle amministrative. Sulla scia del loro rapporto politico, ci sono stati approcci con i dirigenti regionali della Lega. Prima ancora, si era ipotizzato un ingresso tra gli autonomisti. L'ex candidato a sindaco e già consigliere comunale sembra preferire il profilo basso. Il centrodestra dai tanti numeri e dai molteplici volti, in città, dovrà dimostrare di saper costruire una vera unità e una visione diversa da quella del “modello Gela”.