Gela. “La trovai a Settefarine. L’avrei voluta rivendere, mi sembrava fosse un’arma da guerra”. Il ventiduenne Stefano Trubia ha spiegato così la presenza di una pistola, trovata dai carabinieri nella sua auto, nel corso di un controllo. Un tubolare modificato e con un proiettile già in canna. Il giovane, che ha precedenti dello stesso tipo, è a processo davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Tiziana Landoni ed Ersilia Guzzetta.
“Non credevo che mi avrebbe potuto procurare tutti questi problemi”, ha detto rispondendo alle domande del pm Federica Scuderi e del suo difensore, l’avvocato Nicoletta Cauchi. I carabinieri, durante la perquisizione, trovarono nell’auto anche un altro proiettile.