Gela. Una pistola e diversi caricatori trovati all’interno
della sua auto, un’Audi.
Il controllo. Reggono le accuse mosse contro un operaio tunisino, da anni residente in città insieme alla famiglia. Il giudice Lirio Conti, accogliendo praticamente per intero le richieste del pubblico ministero Gesualda Perspicace, gli ha imposto la condanna a tre anni e nove mesi di reclusione. L’auto condotta dall’uomo venne fermata dai carabinieri nella zona industriale, alla periferia della città. L’operaio non sarebbe stato in grado di giustificare il possesso dell’arma. I militari, durante il controllo nell’auto, notarono subito un caricatore, scoprendo poi la presenza della pistola. La difesa, sostenuta in aula dall’avvocato Davide Limoncello, ha comunque escluso che l’operaio avesse intenzione di utilizzare l’arma sequestrata dai carabinieri, sottolineando come le accuse principali, almeno nel corso del dibattimento, fossero state mosse da una familiare, da tempo in rapporti turbolenti proprio con l’imputato.