Gela. Un farmaco a rischio l’avrebbe resa sorda per sempre. Sono stati i genitori di una piccola di appena otto anni a decidere di chiamare in giudizio i manager dell’Asp. Arriva la proposta transattiva. Adesso, il giudice civile del tribunale ha proposto un tentativo di transazione tra le parti. L’Asp dovrebbe versare un risarcimento da circa 200 mila euro. La proposta arriva dopo l’avvio del procedimento civile. I danni all’udito, stando agli esperti consultati dai genitori della bambina, sarebbero da collegare all’utilizzo, da parte dei medici dell’ospedale Vittorio Emanuele, del Nettacin. Sarebbe questo il farmaco a rischio utilizzato per la cura di un’infiammazione alla vescica riscontrata sulla bambina arrivata all’ospedale Vittorio Emanuele. La sordità della piccola fu riscontrata dopo alcuni mesi. La famiglia si rivolse anche ad un genetista che escluse qualsiasi collegamento tra la sordità ed eventuali precedenti familiari. I medici di parte che hanno effettuato visite specialistiche sulla bambina hanno confermato il collegamento tra l’utilizzo di quel farmaco e la perdita dell’udito. Specialisti di parte sono stati nominati anche dall’Asp e dall’ospedale Vittorio Emanuele. Dopo aver scoperto la sordità della figlia, i genitori iniziarono a recarsi in centri specializzati dell’isola e di altre regioni, dalla Liguria alla Lombardia. Dopo la proposta transattiva formulata dal giudice, saranno le parti a valutarla. Non è da escludere, però, che le parti possano scegliere di rivolgersi ai periti. I genitori della bambina sono rappresentati dall’avvocato Davide Limoncello.