Una piccola divenne sorda, sospetti sui trattamenti sanitari ricevuti in ospedale: via alla mediazione

 
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Gela. Una piccola di appena sette anni colpita da totale sordità e i genitori chiedono un maxi risarcimento ai dirigenti dell’Asp 2 e a quelli dell’ospedale Vittorio Emanuele: in totale, un milione di euro. Si va alla mediazione. Adesso, le parti si confronteranno nel corso di una mediazione civile. La decisione è arrivata a conclusione delle prima udienza fissata davanti al giudice del tribunale Alessandro Laurino. A portare in giudizio i vertici della sanità locale, è stato il legale dei genitori della piccola, l’avvocato Davide Limoncello. Stando allo stesso legale e ai genitori, la sordità della bambina sarebbe stata causata dall’uso di un farmaco, il Nettacin, adottato dai medici del nosocomio di Caposoprano per la cura di un’infezione alla vescica. Ci sarebbe un collegamento, anche secondo i periti di parte, tra il farmaco e le gravissime conseguenze riportate dalla piccola. Da allora, la famiglia è stata costretta ad un vero e proprio calvario fatto di centri specializzati e ospedali di tutt’Italia. L’azione giudiziaria è scattata a seguito dell’assenza di risposte da parte dei funzionari di Asp e Vittorio Emanuele alle richieste arrivate dalla famiglia. La mediazione tra le parti potrebbe, in caso di accordo, chiudere la contesa. Senza un’intesa, invece, le parti si ripresenteranno davanti al giudice il prossimo novembre. In più occasioni, l’uso del Nettacin sarebbe finito sott’accusa proprio a seguito degli effetti collaterali prodotti.

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