Gela. Si riapre l’istruttoria quando, invece, sembrava oramai prossimo il verdetto di secondo grado. La maxi piantagione tra le serre. Verranno sentiti due investigatori che si occuparono delle indagini. Davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, ci sono due agricoltori locali accusati di aver fatto parte di un gruppo capace di gestire una maxi piantagione di marijuana, da oltre 12 mila metri quadrati, tra le serre di contrada Feudo Nobile. In primo grado, gli venne comminata la condanna a sette anni di reclusione ciascuno. Gli altri sette imputati, invece, vennero tutti assolti. Quel verdetto è stato impugnato dai loro legali di fiducia, gli avvocati Salvo Macrì e Fabrizio Ferrara. Così, davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta, le difese hanno illustrato le ragioni che escluderebbero il coinvolgimento dei due agricoltori nell’intera vicenda. In base a quanto ricostruito in aula, si sarebbe giunti ai due imputati solo attraverso una serie di appostamenti condotti dagli agenti del commissariato di Gela, da quelli di Niscemi e dai poliziotti della mobile di Caltanissetta. I due, infatti, sono titolari di terreni proprio nella zona di Feudo Nobile. La maxi piantagione di marijuana scoperta oramai otto anni fa, comunque, si sarebbe estesa per oltre 12 mila metri quadrati, ricomprendendo un’area molto vasta. Non ci sarebbero riscontri certi, quindi, per collegare gli agricoltori a giudizio con la piantagione scoperta dagli investigatori. Davanti alle indicazioni arrivate dalla difesa, i giudici d’appello hanno optato per sentire due poliziotti che, materialmente, effettuarono sopralluoghi e appostamenti. Si tornerà in aula a fine giugno.