Gela. “Vogliono tagliare definitivamente la sanità locale”. Sono gli esponenti del comitato “Gelensis” a rilanciare l’allarme, attraverso il portavoce Liliana Bellardita. La sanità locale rischia il collasso. “La carente offerta sanitario ospedaliera, che soffre dell’assenza e del mancato funzionamento di strumenti diagnostici – dice – delle lunghe liste d’attesa, della mancanza di personale medico e paramedico adeguato in termini numerici, spinge ad una immorale migrazione dei pazienti gelesi verso altre strutture sanitarie del distretto, ben che vada, o fuori distretto. Molti cittadini quotidianamente sono costretti ad affrontare estenuanti viaggi verso Caltanissetta, San Cataldo, Caltagirone o Vittoria. Migrazione che fa dei cittadini gelesi una sorta di merce umana da dividere tra gli ospedali della Sicilia centro-meridionale”. Per questa ragione, gli esponenti di “Gelensis” rimarcano il lungo elenco di buchi della sanità locale, dalle carenze di personale nel nuovo pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele al ridimensionato del reparto di malattie infettive, senza trascurare l’unità di terapia intensiva neonatale mai attivata così come la breast unit. Grossi punti interrogativi, inoltre, riguardano il centro trasfusionale, carente sul fronte del personale, ma anche nefrologia, radiologia e oncologia, limitata a semplice day hospital. “La sanità locale non pretende nulla in più rispetto agli altri territori, vuole solo la normalità, nonostante il riconoscimento nazionale di Gela come sito ad alto rischio ambientale – concludono gli esponenti di Gelensis – normalità che significa dimenticare le lunghe attese per avere accesso al pronto soccorso, poter trovare sempre i medici nei reparti sia per la cura che per la diagnosi e avere le strutture adeguate ai bisogni dei cittadini. In sostanza, avere le giuste strutture, i giusti macchinari ed il congruo personale per dare la possibilità agli utenti di una pronta e corretta risposta sanitaria senza spostamenti inutili”.