Gela. Un tubolare modificato, al punto da trasformarlo in vera e propria pistola, con un colpo in canna. L’arma venne scoperta dai carabinieri, durante un controllo all’interno dell’automobile del ventiduenne Stefano Trubia. Fu sequestrato anche un altro proiettile. Per il giovane è arrivata la condanna a tre anni di reclusione. Non solo il possesso dell’arma clandestina ma anche la ricettazione. Sono queste le accuse mossegli e confermate in aula dal pm Luigi Lo Valvo, che ne ha chiesto la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione. Il giovane, difeso dall’avvocato Nicoletta Cauchi, anche nel corso del giudizio, ha spiegato che era sua intenzione rivendere quell’arma, che avrebbe trovato nella zona di Settefarine.
Il legale ha escluso che Trubia volesse usare la pistola modificata. Il giovane, in passato, è stato coinvolto in un’inchiesta partita proprio dall’uso di armi. In quel caso, gli investigatori fecero partiti l’indagine dopo diversi spari, proprio tra le strade di Settefarine. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni), ha emesso un verdetto di condanna, che la difesa potrebbe decidere di impugnare in appello.