Gela. Aperto il dibattimento e in aula sono arrivati
i primi testimoni. Davanti ai giudici della Corte di Assise di Genova, a rispondere alle accuse sono il gelese Vincenzo Morso, insieme al figlio Guido, Marco N’Diaye e Christian Beron.
L’omicidio alla Molassana. Tutto nasce dall’omicidio di Davide Di Maria, ucciso, un anno fa, all’interno di un’abitazione di Molassana, sempre nel capoluogo ligure. L’accusa di omicidio viene mossa a Guido Morso, il padre Vincenzo e gli altri due imputati, presenti nell’appartamento, devono rispondere di rissa aggravata. Nel settembre di un anno fa, quando Di Maria venne ucciso, in quell’immobile ci sarebbe stato un regolamento di conti, per gli investigatori legato al controllo delle piazze di spaccio genovesi. Vincenzo e Guido Morso, con Di Maria ormai morto, si diedero alla fuga per poi costituirsi. Guido Morso ha sempre negato di aver ucciso il presunto rivale.
Fatale sarebbe stata una profonda ferita da taglio. In aula, sono stati sentiti alcuni residenti della zona, che si sarebbero accorti di quanto stava accadendo nell’abitazione. La famiglia della vittima è costituita parte civile, con il legale Paolo Frank, mentre gli imputati sono difesi dagli avvocati Mario Iavicoli, Fabio Di Salvo, Riccardo La Monaca ed Alessandro Vaccaro. Vincenzo Morso, da tempo, viene ritenuto uno dei referenti di cosa nostra gelese in Liguria, tanto da essere stato coinvolto in diverse inchieste antimafia coordinate dai pm della Dda di Caltanissetta. In aula, si tornerà a fine novembre.