Gela. Il tribunale civile di Gela ha nominato un perito d’ufficio (Ctu) per accertare se nel posto di lavoro di un dipendente dell’impresa Elettroclima, operante nell’indotto del petrolchimico dell’Eni, c’è ancora amianto, come dichiarato dai testi sentiti oggi in udienza.
È questa la decisione presa al processo-pilota avviato da Salvatore Granvillano, coordinatore locale dell’Ona, l’osservatorio nazionale amianto, per ottenere (per sè e per gli altri esclusi) il riconoscimento dei benefici previdenziali e assicurativi per l’esposizione all’asbesto.
Il ricorso alla magistratura (patrocinato dagli avvocati dell’Ona, Bonanni e Greco) è stato reso necessario dopo l’esclusione della Sicilia dalle provvidenze di legge perchè l’Inail ha dichiarato che al 31 dicembre ’92 non c’era più asbesto nel territorio siciliano. Circostanza sempre smentita da lavoratori, sindacati e dalle aziende sanitarie provinciali.
A Gela, ad esempio, l’Asp di Caltanissetta ha attestato la presenza di amianto «nello stabilimento petrolchimico di Gela in matrice compatta e friabile» mentre la procura ne ha posto sotto sequestro quantità notevoli.
Ieri è stato istituito un tavolo permanente di studio e di confronto al termine del seminario voluto dall’Ona e dal Comune di Gela, durante il quale l’Asp ha annunciato che da venerdì inizierà uno screening di massa con visite specialistiche e accertamenti strumentali su un primo gruppo di 150 lavoratori del petrolchimico esposti all’amianto. Il processo civile riprenderà il 16 gennaio.