Un monumento che parla di potere e arte: la Chiesa di questo borgo sembra uscita da un romanzo
Scopri a Mazzarino la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola: barocco, potere dei Carafa e una mini-camorra gesuita da urlo!
Mazzarino, piccola gemma del Nisseno, nasconde un capolavoro barocco che sembra uscito da un romanzo: la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola. Voluta con forza nel 1694 dal principe di Butera e conte di Mazzarino, Carlo Maria Carafa Branciforte, per ospitare i Gesuiti, mostra ancora oggi il volto magnifico dei fasti nobiliari e religiosi dell’epoca.
Un palcoscenico del potere barocco
Costruita tra 1694 e 1734, quest’opera fu affidata all’architetto gesuita Angelo Italia – lo stesso che progettò il Duomo di Santa Maria della Neve – e poi portata a termine dall’allievo Fra Michele da Ferla dopo la morte prematura di entrambi. Tra legno dorato, stucchi sontuosi e navate ampie, la chiesa riflette l’intento politico-religioso del Carafa: fungere da centro educativo e testimonianza della sua influenza sulla vita cittadina.
Architettura e funzioni nel cuore di Mazzarino
Oggi la Chiesa e l’ex Convento dei Gesuiti ospitano il Centro Culturale “Carlo Maria Carafa”, con biblioteca comunale, museo di arte sacra e reperti archeologici rinvenuti nella zona. Lo stile, rappresentativo del Val di Noto tardo-barocco, presenta una facciata parzialmente incompiuta – un dettaglio che suggerisce le difficoltà tecniche ed economiche affrontate durante la costruzione.
La presenza dei Gesuiti e il loro impatto
Nel 1699, ancor prima della fine lavori, i Gesuiti arrivarono da tutta la Sicilia. Il primo fu Padre Antonino Strazzeri, un mazzarinese, segno evidente dell’intreccio tra élite locali e ordine religioso. Fino alla loro espulsione nel 1767, istruirono i giovani nei campi della filosofia, teologia e lettere: un vero e proprio boom educativo e culturale per la città. Immersi in questo fermento, i Mazzarinesi poterono accedere a insegnamenti d’élite e arricchire l’identità collettiva.
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