Un monumento che ha tanto da raccontare: la straordinaria storia della fontana nissena

Scopri la Fontana del Tritone di Caltanissetta: tra mitologia, arte di Tripisciano e un curioso restauro decisivo nel ’56.

A cura di Redazione
06 agosto 2025 15:00
Un monumento che ha tanto da raccontare: la straordinaria storia della fontana nissena - Foto: OppidumNissenae/Wikipedia
Foto: OppidumNissenae/Wikipedia
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La Fontana del Tritone domina Piazza Garibaldi a Caltanissetta come una delle opere simbolo più rappresentative dell’identità cittadina. Fu scolpita nel 1890 dal celebre scultore nisseno Michele Tripisciano, figura di spicco dell’arte italiana a cavallo tra XIX e XX secolo, su progetto dell’architetto Gaetano Averna, che ne curò l’impostazione architettonica. L'opera nacque inizialmente con una funzione completamente diversa rispetto a quella che oggi conosciamo: fu pensata per decorare l’androne del Palazzo del Carmine, sede storica del municipio. Per decenni, infatti, il gruppo scultoreo rimase confinato all'interno del palazzo, nascosto agli occhi del grande pubblico, considerato più come un capolavoro da conservare che da esporre.

Fu solo nel 1956 che si decise di valorizzarla con un collocamento più consono alla sua importanza artistica e simbolica. La statua venne quindi trasportata in Piazza Garibaldi, cuore pulsante della città, andando a sostituire un preesistente lampione in ferro battuto con cinque luci, che occupava il centro della piazza. Il trasferimento fu un vero e proprio atto di riconoscimento pubblico verso il valore dell’opera e la figura di Tripisciano, celebrato come uno dei figli più illustri di Caltanissetta. Da quel momento in poi, la fontana sarebbe diventata parte integrante del paesaggio urbano e del vissuto cittadino, trasformandosi in un punto di riferimento culturale e visivo per tutti i nisseni.

Il mito che prende forma in bronzo

Il gruppo scultoreo raffigura un imponente Tritone, divinità marina della mitologia greco-romana, colto nell’atto di domare un cavallo marino, simbolo delle forze naturali del mare. Il Tritone, scolpito con grande maestria anatomica, è attorniato da due creature marine stilizzate che emergono dalla base circolare in bronzo. L’opera trae origine da un calco preparatorio che Tripisciano realizzò per la statua di Nettuno destinata alla cittadina laziale di Marino, ma che non fu mai completata per motivi economici e politici. Quel progetto abortito divenne invece la base per questa versione nissena: una reinterpretazione artistica e simbolica che fonde mitologia, potere naturale e arte.

La statua in bronzo venne fusa solo nel 1955, circa 65 anni dopo la creazione del modello originale in gesso, conservato per decenni con cura. Questo processo di recupero e fusione, avvenuto grazie all’intervento del Comune e al supporto di alcuni mecenati locali, rappresentò un esempio di lungimiranza culturale: un’opera rimasta a lungo inedita venne restituita alla collettività, trasformandosi in uno dei simboli artistici più significativi della città.

Un simbolo cittadino dal passato travagliato

La cerimonia di inaugurazione ufficiale si svolse il 15 dicembre 1956 e sancì l’inizio di una nuova epoca per Piazza Garibaldi, che da semplice crocevia urbano si trasformò in un luogo di aggregazione e orgoglio civico. Tuttavia, nel corso dei decenni successivi, la fontana subì lunghi periodi di trascuratezza e abbandono: l’usura del tempo, le intemperie e l’inquinamento ne compromisero l’integrità, fino a renderla quasi irriconoscibile. Fu solo tra il 2008 e il 2009 che il Comune avviò un importante progetto di riqualificazione urbana, che interessò l’intera piazza e soprattutto la fontana stessa.

L’intervento riportò alla luce antichi basoli in pietra lavica, originariamente nascosti sotto strati di asfalto moderno, e fu installato un nuovo sistema di illuminazione architettonica capace di esaltare le forme bronzee dell’opera anche nelle ore notturne. Il restauro non fu solo un atto conservativo, ma un segnale di rinnovata centralità culturale per la città. Oggi la Fontana del Tritone non è più solo una decorazione urbana: è un monumento identitario, emblema di un passato artistico da preservare e testimone silenzioso della rinascita urbana di Caltanissetta.

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