Un luogo che potrebbe cambiare la tua idea su Caltanissetta | Palazzo Barile e la sua storia
Palazzo Barile a Caltanissetta: facciata bugnata, saloni ottocenteschi e sede di prefetti
Nel cuore di Caltanissetta, al civico 133 di corso Vittorio Emanuele II, si alza il monumentale Palazzo Barile, eretto tra fine Settecento e metà Ottocento dalla potente famiglia Barile di Turolifi. Due elevazioni compatte, un basamento bugnato possente e un prospetto arricchito da frontoni scolpiti modellano l’identità nobiliare di quello che fu a lungo considerato il “salotto buono” della capitale dello zolfo. Disegnato in origine come dimora signorile, il palazzo attraversa tre secoli di vita pubblica: ospita orfanelli, vescovi, prefetti e banchieri, diventando specchio di una città in rapida ascesa industriale
Un prospetto bugnato che racconta l’eclettismo siciliano
La facciata, rivolta a mezzogiorno, impiega pietra di Sabucina per il bugnato del piano terra, mentre i balconi del piano nobile si innestano su mensole scultoree decorate da motivi floreali e mascheroni, attribuiti al nisseno Giuseppe Frattallone. Più in alto spiccano gli stemmi in pietra della famiglia Lanza Paternò, imparentata con i Barile attraverso la principessa Costanza Mirto: segno di un’aristocrazia che celebrava le proprie alleanze direttamente in facciata. L’aggetto centrale con portale a tutto sesto crea una quinta scenografica usata ancora oggi per eventi culturali e visite delle “Vie dei Tesori”. Internamente, scaloni in marmo di Comiso conducono a un’enfilade di sale con soffitti a travi dipinte e pavimenti in cementine liberty, frutto della ristrutturazione curata dall’architetto Alfonso Barbera (1898-1904) quando l’edificio fu scelto come prima sede del Banco di Sicilia in città
Da orfanotrofio a prefettura: tre vite pubbliche in ottant’anni
Già nel 1778 i Barile aprirono qui un orfanotrofio femminile, affidando la gestione alle Figlie della Carità; nel 1847 il vescovo Giovanni Stromillo chiese a re Ferdinando II di acquistare l’immobile per farne seminario ed episcopio, ma i moti del 1848 bloccarono il progetto. A partire dagli anni 1870 il palazzo divenne la residenza dei prefetti di Caltanissetta, funzione mantenuta finché la Prefettura non si trasferì nel vicino Palazzo Lanzirotti; nel 1904 iniziò la stagione bancaria, durata fino al secondo dopoguerra quando l’edificio tornò a uso abitativo e commerciale. Nonostante bombardamenti e successive trasformazioni, la struttura originaria resta leggibile, grazie a restauri mirati degli anni 1990 che hanno reintegrato mensole e cornici alterate dalle vetrine del piano terra.
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