Un luogo che ha da raccontare | Il villaggio gelese con un destino sconosciuto
Macchitella a Gela, villaggio ANIC degli anni ’60: modello urbanistico ENI, case nel verde, storia di ascesa, crisi e rinascita.

Progettato per accogliere tecnici, dirigenti e operai del nuovo polo petrolchimico ENI, il Villaggio ANIC-Macchitella prende forma fra il 1960 e il 1965 su una fascia costiera a nord-ovest di Gela. Concepito dall’architetto Edoardo Gellner dopo uno studio preliminare di Vito e Gustavo Latis, il piano include villette a schiera, condomìni terra-cielo, scuole, chiesa, albergo e aree commerciali integrate in una scacchiera di viali alberati e parchi lineari: un inedito “polmone verde” per una città fino ad allora priva di servizi moderni.
Dalla visione di Mattei alla firma di Gellner
Nel novembre 1960 Enrico Mattei affida a Gellner il compito di “replicare in Sicilia lo spirito di Metanopoli”. L’architetto elabora tre moduli abitativi – mono-, bi- e quadri-familiari – distribuiti in cluster pedonali, con 503 unità complessive, scuole materne ed elementari, centro sportivo, foresteria e persino un cinema-teatro a pianta ellittica. L’obiettivo è creare abitazioni arieggiate, orientate a sud-ovest, protette da schermature solari e immerse in giardini mediterranei di pino d’Aleppo, tamerici e oleandri. Nel 1962 iniziano i cantieri ANIC; gli alloggi vengono consegnati nel 1963, mentre l’albergo – mai completato – sarà riconvertito a presidio sanitario interno al polo.
Un quartiere modello tra villette, mare e servizi “nordici”
Per oltre un decennio Macchitella vive come «Isola felice»: illuminazione pubblica, nettezza urbana automatizzata, campi da tennis e scuola di vela sul litorale attirano l’invidia dei residenti del centro storico. Il tessuto a bassa densità – rapporto 0,55 m³/m² contro l’1,8 medio cittadino – garantisce qualità dell’aria e spazi di socialità, tanto che gli stessi operai ribattezzano l’insediamento “quartiere giardino”. Persino il Presidente Saragat, inaugurando il petrolchimico nel 1965, cita Macchitella come «esempio di convivenza civile tra industria e territorio» nei suoi diari di viaggio.
Declino, cessione al Comune e nuovi progetti di rigenerazione
Con la crisi energetica degli anni ’80 e la vendita del petrolchimico, l’ENI dismette parte delle strutture e cede il villaggio al Comune: manutenzione ridotta, calo demografico e lottizzazioni abusive erodono progressivamente il decoro originario. Dal 2015, però, il “Contratto di quartiere Macchitella” – finanziato da Regione e fondi europei – punta a ripristinare il fronte mare, riqualificare gli spazi sportivi e trasformare l’ex albergo in hub universitario per le energie rinnovabili, rilanciando l’idea di Macchitella come laboratorio urbano d’avanguardia per la transizione ecologica.