Un incidente per accusare un avvocato, in giudizio cade calunnia: tre assolti
L'accusa di calunnia, però, non ha trovato riscontro al termine del giudizio
Gela. L'accusa di calunnia è venuta meno al termine del dibattimento. L'assoluzione è arrivata per un imprenditore e per due operai, all'epoca dei fatti alle sue dipendenze. La vicenda è da ricollegare a un incidente stradale che si verificò a Caposoprano. Fu l'imprenditore a riferire di essere stato investito da un'auto in transito, condotta da un legale del foro locale. In realtà, emerse, dall'analisi dei sistemi di videosorveglianza della zona, che fu lo stesso imprenditore a gettarsi contro la vettura, proprio per determinare un contatto. I due operai avrebbero riferito una versione dei fatti, secondo l'accusa, di favore, per far passare la ricostruzione dell'imprenditore. Una vicenda legata ad altri accadimenti precedenti, con dissidi maturati tra l'avvocato e l'imprenditore. L'accusa di calunnia, però, non ha trovato riscontro al termine del giudizio. I legali dei tre imputati, gli avvocati Ivan Bellanti e Giuseppe D'Amico, hanno ribadito l'assenza dei presupposti della calunnia, sottolineando che comunque l'incidente stradale si verificò. Per la condanna a due anni, ciascuno, hanno invece concluso il pm Tiziana Di Pietro e il legale di parte civile Nicoletta Cauchi, in rappresentanza dell'avvocato. Il giudice Fabrizio Giannola ha emesso un dispositivo di assoluzione, con la formula “perché il fatto non sussiste”.
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