Gela. Soldi a strozzo al dipendente di un istituto di credito locale. E’ diventata definitiva la condanna del quarantanovenne Roberto Di Mattia. I soldi a strozzo. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso presentato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Giuseppe Lipera. Sia in primo che in secondo grado, Di Mattia era stato condannato a quattro anni di reclusione. In base alle indagini condotte dai poliziotti del commissariato e dai magistrati della procura, Di Mattia, residente a Catania, avrebbe non solo prestato soldi ad usura al dipendente di banca che si trovava in un periodo di forte difficoltà finanziaria, ma lo avrebbe minacciato, aggredendolo all’interno della sua abitazione. Minacce estese anche alla compagna dell’uomo. I giudici di Cassazione, così, hanno confermato la condanna. Di Mattia, nei precedenti gradi di giudizio, si era difeso sostenendo di essere a sua volta vittima di un giro di usura. Una linea mai passata. Parti civili nel procedimento si sono costituiti l’ex compagna del dipendente di banca, rappresentata dall’avvocato Filippo Spina, e proprio la vittima dei prestiti ad usura, successivamente deceduto, con gli avvocati Giacomo e Maria Elena Ventura. Proprio le parti civili hanno sempre sostenuto l’esistenza di tutti i presupposti per condannare l’imputato che, peraltro, avrebbe preteso il pagamento di elevati interessi. Le indagini si estesero anche al fratello del quarantanovenne, a sua volta dipendente di un istituto di credito locale, attualmente a giudizio davanti al collegio penale del tribunale. Roberto Di Mattia, nelle scorse ore, è stato arrestato dai carabinieri di Catania e condotto nel carcere di Piazza Lanza.