Un cammino che unisce più province | Il fiume Dirillo, tra paesaggi nascosti e curiosità sorprendenti
Il Fiume Dirillo scorre dalla Sicilia sud‑orientale fino alla foce in territorio di Gela: storia, natura e curiosità autoctone.

Il Fiume Dirillo, noto anche come Acate o Achates, è uno dei maggiori corsi d’acqua della Sicilia sud‑orientale, con un percorso lungo circa 54 km che parte dai Monti Iblei e arriva fino alla foce nei pressi di Gela. Questo fiume ha rappresentato per secoli una fondamentale via di collegamento tra l’entroterra siciliano e il Canale di Sicilia, assumendo un ruolo vitale per le popolazioni, l’ecosistema e l’archeologia locale.
Fondata sulle basi di fonti sicure come Wikipedia e studi idrografici, qui scoprirai come il Dirillo sia stato sede di eventi storici, abbia alimentato riserve naturali come il Biviere di Gela e custodisca una curiosità antichissima, legata alla pietra d’agata che dà il suo nome romano “Achates”.
Il Corso, Le Dighe e La Foce di Gela
Nasce dall’unione dei torrenti Amerillo e Vizzini sui Monti Iblei (quota 986 m s.l.m.) e scorre per oltre 54 km attraverso i territori di Vizzini, Licodia Eubea, Acate e infine Gela, dove sfocia nel Canale di Sicilia. Durante il percorso riceve affluenti come il Ficuzza e segna il confine tra le province di Caltanissetta e Ragusa.
Negli anni ’50, fu creato il Lago Dirillo, invaso artificiale ottenuto con la diga Ragoleto, realizzata per fornire acqua al polo petrolchimico di Gela. Oggi il lago è meta di pesca e canoe, immerso in un paesaggio verdeggiante.
La foce, ampia quasi 50 metri e profonda fino a due metri, è un sito ecologicamente ricco. Qui vivono specie come il pesce ago (Syngnathus acus) e il latterino, rare testimonianze della biodiversità locale. Tuttavia, la presenza del polo petrolchimico ha imposto divieti permanenti di balneazione, a causa di scarichi industriali che hanno contaminato l’area.
Curiosità
Il suo nome latino “Achates” deriva dalla presenza nell’alveo della preziosa pietra d’agata, richiamata da Plinio il Vecchio e Teofrasto nei loro trattati, che collegavano la roccia al fiume Dirillo e ne esaltavano la trasparenza unica.