Gela. Verrà chiesta una nuova perizia balistica. Il 15 aprile si apre il processo di secondo grado, davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta, sul caso dell’omicidio dell’edile Francesco Martines.
Una nuova perizia. In primo grado, il gup del tribunale Fabrizio Molinari condannò a sedici anni di reclusione Angelo Meroni. Proprio il legale di fiducia dell’imputato, l’avvocato Davide Limoncello, ha impugnato quel verdetto. Stando alla difesa, infatti, la decisione del gup Molinari avrebbe tenuto in considerazione le dichiarazioni rese dalle parti offese, gli stessi parenti della vittima, che sarebbero stati presenti nella zona di via Dell’Acropoli durante quei concitati momenti del dicembre di tre anni fa. Anche loro sarebbero stati minacciati da Meroni ma il gup, in primi grado, lo assolse dall’accusa di tentato omicidio proprio ai danni dei parenti della vittima. Caddero anche le contestazioni di ricettazione e porto d’arma clandestina.
La difesa solleva dubbi. La nuova perizia verrà chiesta, inoltre, per fare maggiore chiarezza sulla dinamica di ciò che accadde all’interno dell’auto condotta dallo stesso Meroni e sulla quale viaggiava Francesco Martines. Stando al legale di difesa, inoltre, non ci sarebbero elementi certi per sostenere che l’arma venne utilizzata proprio dall’imputato. I familiari dell’edile si sono costituiti parte civile con l’avvocato Flavio Sinatra e, già in primo grado, ottennero il riconoscimento del diritto al risarcimento dei danni subiti oltre ad una provvisionale in denaro. Il legale di parte civile ha sempre escluso che Francesco Martines volesse vendicare il furto subito all’interno del cantiere dell’azienda di famiglia avviato nell’area del cimitero di Farello. Quel furto sarebbe stato messo a segno da Angelo Meroni e da altri complici.