Gela. Trent’anni di reclusione per il quarantenne Fabio Greco, accusato dell’omicidio della madre adottiva Iolanda Di Natale, barbaramente uccisa nell’abitazione di famiglia del centro storico
nell’estate di due anni fa. La richiesta, davanti ai giudici della corte d’assise d’appello di Caltanissetta, è arrivata dal procuratore generale che rappresenta l’accusa in giudizio.
Una richiesta, conforme a quella formulata durante l’udienza preliminare di primo grado, che si fonda soprattutto sulla recente perizia redatta dal collegio nominato dai giudici d’appello su indicazione del legale di parte civile, l’avvocato Flavio Sinatra.
Stando ai periti scelti, durante quei terribili momenti l’imputato sarebbe stato capace d’intendere e di volere. Una valutazione diametralmente opposta a quella formulata, in udienza preliminare, dal perito nominato dal gup che sentenziò l’assoluta incapacità di Greco, tanto da indurre il giudice a decidere per la non imputabilità e il successivo ricovero, per un periodo di almeno quindici anni, in un ospedale psichiatrico giudiziario. Alle richieste giunte dal pg si è associato l’avvocato di parte civile Flavio Sinatra che assiste la famiglia della vittima e il brigadiere dei carabinieri Giuseppe Emmanuello, rimasto ferito nel tentativo di bloccare Fabio Greco.
Il legale ha sempre fatto leva sulla lucidità dell’imputato. L’avvocato Giacomo Ventura, legale di fiducia di Greco, invece, mette soprattutto in discussione l’evidente discrasia tra le conclusioni del perito nominato dal gup in udienza preliminare e quelle rese note dal collegio peritale scelto in sede d’appello. Davanti al giudice dell’udienza preliminare, fu sottolineata l’esistenza di veri e propri disturbi schizoidei. Per questa ragione, ha chiesto l’effettuazione di una perizia interdisciplinare che possa essere effettuata da specialisti in diversi campi dello studio della mente. La linea sostenuta dalla difesa, infatti, è quella dell’incapacità di Greco. Adesso, decisiva sarà l’udienza del prossimo 29 ottobre.
I giudici saranno chiamati a valutare la richiesta arrivata dal legale di difesa.