Gela. Sono due i ricercati nell’ambito dell’inchiesta Cash flow che ha portato all’arresto di 17 persone, sette dei quali ai domiciliari. Polizia e Guardia di finanza sta cercando in tutto il territorio l’imprenditore gelese Fabio Fasulo e l’ex presidente dell’Akragas Giuseppe Deni.
Entrambi sono sfuggiti alla cattura di due giorni fa. Potrebbero essere ancora in Sicilia e non è da escludere che possano costituirsi da un momento all’altro.
Fasulo è considerato il perno dell’organizzazione criminale. Erano talmente spregiudicati che erano capaci di inventarsi commesse di lavoro di grande prestigio. Dalle pieghe dell’indagine emergono particolari inquietanti. La truffa messa in atto dall’imprenditore Fasulo era ben orchestrata. La società di Fasulo, la Corimec Maintenance, assumeva dipendenti fittizi, che richiedevano poi alle finanziarie prestiti personali.
Era stato persino costituito un ufficio parallelo che aveva il compito di fornire alle finanziarie tutte le garanzie e assicurazioni del caso. C’era spregiudicatezza, come nel caso di una telefonata intercettata tra l’impiegata della finanziaria e lo studio di consulenza. “Come mai questo dipendente ha un Tfr così alto?”, domanda l’impiegata. Risposta. “La nostra azienda lavora anche all’estero. Stiamo realizzando in questo periodo la piattaforma per il missile Arianna in Nuova Guinea”. Quando i poliziotti sono invece arrivati presso lo studio agrigentino di Deni la scritta sul campanello era eloquente. “Studio di consulenza fiscale per aiutare le persone vittima delle banche ed Equitalia”.
Le istanze da presentare erano tutte false. Il creditore rilasciava la dichiarazione l’atto che era tutto risolto con tanto di timbro. L’autorità rilasciata l’atto e il soggetto veniva riabilitato e venivano cancellati i protesti.