“Tregua” tra Melfa ed Eni, niente parte civile: “Pensiamo a nuovi modelli, la raffinazione è finita”

 
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David Melfa è tra i principali produttori locali

Gela. “Neanche io riesco a spiegare bene le ragioni che mi hanno indotto a rinunciare ai procedimenti, penali e civili, contro Eni. Di certo, credo in un modello economico e di sviluppo del tutto diverso”.

Stop ai tre procedimenti. L’imprenditore David Melfa ha definitivamente ratificato la sua “tregua” giudiziaria con Eni. In piedi, c’erano tre diversi procedimenti: due civili e uno penale. Così, è arrivato lo stop non solo alla richiesta dei danni esistenziali che l’imprenditore e altri cittadini avevano fatto notificare al gruppo Eni ma la stessa multinazionale ha rinunciato al risarcimento danni da un milione di euro chiesto proprio a Melfa e al centro di un altro procedimento civile. L’imprenditore e i suoi familiari, titolari della Meic Services, hanno inoltre deciso di ritirare la costituzione di parte civile nel procedimento penale che vede a processo tre dirigenti di raffineria. Furono proprio loro a sporgere denuncia dopo aver subito gli effetti di presunte emissioni arrivate dalla fabbrica di contrada Piana del Signore, a pochissima distanza dai loro impianti. Nei tre procedimenti, Melfa e i suoi familiari sono stati rappresentati dai legali Antonella Barbera e Antonio Giardina. Nel procedimento penale, già arrivato al dibattimento, rimangono in piedi invece le costituzioni di parte civile dell’ente comunale, del Ministero dell’ambiente e della Regione oltre che delle associazioni Legambiente, Amici della Terra e Aria Nuova. Sono rappresentati dagli avvocati Giovanna Zappulla, Joseph Donegani, Giuseppe Romano, Antonino Ficarra e Giuseppe Laspina.

“Il ciclo della raffinazione è finito…pensiamo al lavoro e a nuove produzioni”. “Ho valutato molto bene tutti gli aspetti di questa vicenda – dice ancora Melfa – non si è trattato certamente del timore di dover pagare un milione di euro ad Eni. Allo stato attuale, la raffineria è praticamente ferma e i primi effetti s’iniziano a notare. Mi sto concentrando su altri progetti, con in testa quello della canapa industriale che rappresenta la vera svolta dell’economia del futuro. Bisogna puntare tutto sulle bonifiche e sulla garanzia occupazionale. Non è giusto vedere operai che perdono la loro dignità, dopo anni di lavoro in fabbrica. Bisogna chiudere un ciclo e aprirne un altro, diametralmente opposto. Spero proprio che non sia un’utopia. Nel mio piccolo, sto lavorando a questo. Mi sposto dall’Italia alla Spagna e viceversa perché la canapa industriale può essere il futuro rispetto ad un passato imperniato sulla raffinazione”.

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