Ragusa. In tre avrebbero abusato di una minore, tredicenne all’epoca dei fatti. Una vicenda che gli investigatori ricostruirono, concentrandosi sulla fascia trasformata, quella a ridosso tra la città e la provincia di Ragusa. Davanti ai giudici iblei, gli imputati devono rispondere alle pesanti contestazioni. In base a quanto accertato dagli inquirenti, sarebbe stata la madre a chiedere denaro, per concedere rapporti sessuali con la figlia, che lavorava insieme a lei in aziende agricole del territorio. La donna è già stata condannata per questi fatti. Il dibattimento, avviato al tribunale di Ragusa, invece, tocca altri tre accusati. Ieri, in aula, è stata sentita una familiare della tredicenne, che per un certo periodo di tempo la ospitò nella sua abitazione, insieme alla madre. Il suo racconto ha fatto emergere alcune contraddizioni, ma ha comunque confermato che sarebbe stata la madre della tredicenne a chiedere denaro per i rapporti sessuali. La minore, invece, ha sempre escluso che la donna abbia favorito un’attività di prostituzione.
Le violenze, anche se la giovane, per alcuni episodi, ha parlato di rapporti consenzienti, si sarebbero verificate in zone rurali, proprio a ridosso dei territori tra Acate e Gela. La testimone ha risposto alle domande del pm della procura ragusana e a quelle delle difese. Tra i legali che assistono gli imputati, c’è l’avvocato Salvo Macrì, che a sua volta ha chiesto maggiori chiarimenti alla donna, sentita in aula. Altri testimoni saranno chiamati a riferire, nelle prossime udienze.