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Tre anni in Appello: Confermato l'abuso, ridotta la pena per Don Rugolo

Confermata in Appello la condanna per Rugolo. 3 anni per abusi su minori. Attesa per il processo a Gisana e Murgano per falsa testimonianza.

A cura di Jerry Italia
01 luglio 2025 20:03
Tre anni in Appello: Confermato l'abuso, ridotta la pena per Don Rugolo -
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Caltanissetta. Una Camera di Consiglio durata oltre tre ore, poi la sentenza: tre anni di reclusione per don Giuseppe Rugolo, sacerdote della diocesi di Piazza Armerina, riconosciuto colpevole di violenza sessuale su minori. La prima sezione penale della Corte d’Appello ha confermato la sostanza della condanna emessa in primo grado, riducendo tuttavia la pena da quattro anni e sei mesi  a tre anni, grazie al riconoscimento della tenuità del fatto per due delle vittime.

Ma soprattutto, la Corte ha di fatto confermato l’impianto accusatorio su cui si è fondata l’intera inchiesta: gli abusi subìti da Antonio Messina, l’archeologo che ha avuto il coraggio di denunciare e dare il via al caso Rugolo. La sua testimonianza è stata nuovamente ritenuta pienamente credibile dai giudici, diventando il fulcro attorno a cui ruota tutta la vicenda giudiziaria.

Rugolo è arrivato in aula con un abito blu e una camicia azzurra, il volto contratto, lo sguardo basso. Ha ascoltato il verdetto in silenzio, con le mani giunte e gli occhi chiusi, in una posa che ricordava la preghiera. Di fronte a lui, come già accaduto nel corso del primo processo, Antonio Messina: il denunciante, il testimone chiave, ma soprattutto la vittima.

Accanto a Messina, le associazioni “Rete l’Abuso” e “Contro tutte le violenze”, parte civile nel processo, hanno accolto con compostezza ma fermezza la conferma della condanna. Soddisfatta anche l’avvocata Eleanna Parasiliti, legale di Messina: «Ancora una volta – ha dichiarato – è stata riconosciuta la piena credibilità di Antonio. È una vittoria per chi denuncia».

La Corte, presieduta dalla giudice Roberta Serio, ha escluso ogni responsabilità civile della diocesi di Piazza Armerina, una decisione che ha lasciato l’amaro in bocca a molti osservatori e attivisti. Dure le parole di Messina all’uscita dal tribunale: «Io ho sempre cercato giustizia, non vendetta. Ma è inaccettabile che uno degli avvocati del prete condannato sieda anche nella commissione per la tutela dei minori a Ferrara. È una contraddizione che grida vendetta».

I legali di Rugolo, da parte loro, hanno definito il procedimento un “processo mediatico”, annunciando possibili ulteriori azioni giudiziarie. Intanto il sostituto procuratore generale Gaetano Bono ha lasciato aperta la porta a un ricorso in Cassazione: «Aspettiamo le motivazioni della sentenza – ha detto – ma ci sono ancora molti aspetti da chiarire».

Il caso Rugolo ha scosso dalle fondamenta la diocesi di Piazza Armerina, portando alla luce un presunto sistema di coperture e silenzi ecclesiastici. Un’inchiesta che ha avuto, sin dall’inizio, un’eco nazionale, sollevando interrogativi sul funzionamento dei meccanismi di tutela nella Chiesa e sul ruolo delle autorità religiose locali.

Ed è proprio su questo versante che si apre ora un nuovo fronte giudiziario. Dopo la predibattimentale, è attesa per il prossimo 29 ottobre la prima udienza del processo per falsa testimonianza a carico del vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, e del suo vicario giudiziale, don Vincenzo Murgano. I due alti prelati sono accusati di aver mentito davanti ai magistrati per proteggere Rugolo nel corso delle indagini. Un procedimento che si preannuncia carico di tensione e che rappresenta una costola diretta del processo madre.

Mentre Rugolo dovrà ora confrontarsi con le conseguenze penali della condanna, l’attenzione dell’opinione pubblica e delle vittime si sposta dunque su una nuova, delicata fase: quella che dovrà stabilire se anche le gerarchie ecclesiastiche hanno avuto un ruolo nell’insabbiamento di uno dei più gravi casi di abuso clericale degli ultimi anni in Sicilia.

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