Gela. “Non lascerò la commissione sviluppo economico nonostante la sfiducia subita. Di certo, posso solo dire che qualcuno ha voluto la mia testa, di modo da fare spazio al Partito Democratico”.
La tensione in commissione. All’indomani della sfiducia arrivata dagli altri componenti della commissione sviluppo economico, l’ex presidente Antonio Torrenti non si tira indietro. “La presidenza non è stata tolta ad Antonio Torrenti ma al Megafono – continua – mi sarei aspettato una presa di posizione più forte, magari anche dal capogruppo. Da quanto mi risulta, alcuni dirigenti del Megafono, certamente non quelli subdoli, hanno già chiesto una verifica agli altri gruppi di centro sinistra. Onestamente, non mi sarei aspettato una presidenza assegnata al Partito Democratico”. Stando allo stesso Torrenti, a pesare sarebbe stato il suo atteggiamento verso la giunta del sindaco Domenico Messinese. “Credo che questa giunta, certamente non delle migliori, sta comunque cercando di portare a casa una serie di risultati, lottando contro tutto e tutti – ammette – bisogna considerare che non hanno riferimenti politici e, anche per questo motivo, ci sono tanti ostacoli. Perlomeno, però, stanno cercando di lavorare per la città, pur non avendo a disposizione il deputato regionale di turno. Evidentemente, queste mie convinzioni non sono gradite”. In ogni caso, lo stesso Antonio Torrenti crede poco alla sfiducia motivata dalle sue assenze, dovute principalmente a ragioni lavorative. “Quando manca il presidente della commissione – conclude – la delega va direttamente al suo vice, in questo caso Vincenzo Giudice del Movimento cinque stelle. Non capisco quale sia il problema. Peraltro, credo che, avendo convocato molte meno riunioni rispetto alle altre commissioni, siamo comunque riusciti a portare avanti temi importanti, ottenendo risultati di spessore, a cominciare dal progetto del centro storico. Prendo atto, a questo punto, che il Pd continua a collezionare teste. Prima, quella dell’ex sindaco Angelo Fasulo e, adesso, la mia. Aspetto di capire quale sarà la prossima vittima politica”.