Timori e aspettative dall’intelligenza artificiale, la Sapienza avvia conferenze e prepara un Master

 
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Nella foto: Alessandro Morselli.

Gela. Si ha il timore che i progressi dell’intelligenza artificiale e della robotica possano eliminare o dequalificare parecchie occupazioni che sono routinarie e prevedibili. Su questi temi l’università Sapienza ha avviato un ciclo di conferenze dal tema “L’economia dell’Intelligenza Artificiale: un futuro senza lavoro umano?” e, presto, attiverà anche un Master che vedrà come coordinatore scientifico il gelese Alessandro Morselli, docente di economia dello sviluppo all’università di Roma Sapienza.

I timori con lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sono molti e controbilanciati da un probabile aumento della produttività capace di rendere più accessibili prodotti e servizi, consentendo un’innovazione tale da migliorare la vita a molte persone. L’ateneo capitolino ha acceso i riflettori sul tema, partendo dalla certezza che un’economia di mercato dipende dal fatto che un ampio numero di consumatori sia in grado di acquistare prodotti e servizi. Se tali consumatori non hanno un’occupazione, sono privi di reddito indispensabile a creare la famosa “domanda” keynesiana, necessaria a sostenere una continua crescita economica.

 “La domanda da porsi – spiega Alessandro Morselli – è: l’Intelligenza Artificiale rappresenta solo un altro esempio di innovazione che consente un risparmio di manodopera, come le tecnologie agricole che hanno trasformato il settore primario, o si tratta di qualcosa di fondamentalmente differente? Si può pensare che l’Intelligenza Artificiale sia una tecnologia sistemica di utilizzo generale, non dissimile dall’elettricità; quindi – continua il docente – finirà per attraversare ogni aspetto della economia”.

Per tutti coloro che svolgono un lavoro di routine e prevedibile, l’essenza del lavoro è sostanzialmente racchiusa in uno storico di dati che riflettono il comportamento del lavoratore nel tempo. Tali dati rappresentano una ricca risorsa per gli algoritmi di machine learning, che saranno disponibili per comprendere come automatizzare molte di queste attività. Abbiamo davanti un futuro in cui quasi tutti i tipi di lavoro routinario e prevedibile alla fine svaniranno. Oltre le preoccupazioni reali, non c’è dubbio che la tecnologia produce vantaggi all’economia e alla società. Una maggiore automazione aumenterà l’efficienza della produzione e avrà come diretta conseguenza il calo dei prezzi di beni e servizi.

Nei più moderni centri di distribuzione di Amazon adesso sono i lavoratori a rimanere fermi e gli scaffali a spostarsi rapidamente da un punto all’altro, trasportati da robot completamente autonomi. Ad esempio la modalità “consegna oggi per il clienti Prime”, sarebbe stata impossibile senza questo investimento in robotica. Nel contempo, l’automazione ha svolto un ruolo di fondamentale importanza nel consentire ad Amazon di tenere testa all’esplosioni degli ordini durante la pandemia, persino quando molti degli operatori dei magazzini si sono ammalati.

Un rischio insito negli sviluppi dell’intelligenza artificiale riguarda la tecnologia di riconoscimento facciale, applicato ai droni. Quest’ultimi identificano individui specifici e puntano dritti verso di loro per colpirli. Tra i rischi posti dall’Intelligenza Artificiale ci sarebbe la possibilità che in futuro macchine dotate di intelligenza sovraumana possano sfuggire al nostro controllo. L’avvento della “Super intelligenza artificiale” sarebbe l’avvenimento più rilevante nella storia dell’umanità: un computer dotato di capacità intellettuali sovraumane potrebbe essere in grado di mettere in crisi i mercati finanziari, battere i ricercatori sul terreno delle scoperte e sviluppare armi di elevata pericolosità. Ovviamente nulla di tutto ciò rappresenterà un problema, fin quando non riusciremo a costruire una vera “macchina pensante” provvista di una capacità cognitiva quanto meno pari alla nostra.

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