Gela. Quasi un milione di euro per un esproprio, in realtà, mai effettivamente eseguito. Questa volta, al centro della contesa ci sono i lavori d’ampliamento del cimitero di Farello, autorizzati dall’amministrazione comunale oramai diciassette anni fa.
Il geometra Fabrizio Russello reclama le indennità mai ottenute nonostante la rinuncia a circa cinquantamila metri quadrati di terreno.
L’area, infatti, è stata utilizzata proprio per favorire l’avvio dei lavori e l’ampliamento della superficie del cimitero. Due anni dopo la definitiva approvazione del progetto, l’amministrazione si immise nel possesso dei terreni contestati.
Da quel momento, però, non avrebbe mai effettuato l’esproprio previsto dalla legge. In sostanza, il geometra Russello avrebbe perso sia i terreni di sua proprietà che le indennità, a suo dire, dovutegli dagli uffici comunali. La questione, però, non è ancora stata risolta.
Per questa ragione, l’ex proprietario dell’area ha deciso di rivolgersi ai giudici del tribunale. Con una recente sentenza, il presidente Alberto Leone ha declinato la sua competenza in materia: rinviando la diatriba direttamente alle aule del tribunale amministrativo di Palermo.
Così, Russello ha deciso di agire proprio davanti ai magistrati amministrativi palermitani. Chiede che gli vengano riconosciute le indennità legate alla perdita dei cinquantamila metri quadrati di terreno. Il ricorso è stato depositato lo scorso aprile.
Qualora la linea sostenuta dall’ex proprietario e dai suoi legali dovesse rivelarsi fondata, per le casse comunali sarebbe un altro duro colpo. Un’indennità da quasi un milione di euro si andrebbe ad aggiungere ad una serie di pagamenti che non sono ancora stati effettuati in favore di altri proprietari trovatisi nella stessa situazione del geometra.
Adesso, spetterà proprio ai giudici del tar valutare l’intera documentazione e capire se la pretesa risarcitoria sia fondata o meno. Intanto, i lavori d’ampliamento del cimitero di Farello sono stati completati da diverso tempo: peccato, però, che, almeno stando alle richieste giunte dall’ex proprietario, nessuno tra le stanze di Palazzo di Città si sia mai preoccupato di formalizzare l’esproprio.