Gela. Linee attivate da Telecom, ma anche stampanti, modem e telefoni. Tutto intestato a società locali che non erano affatto a conoscenza di quanto stava accadendo, salvo poi vedersi notificare esose bollette (per almeno cinquemila euro). A processo, è finito un disoccupato che sarebbe stato dietro alla truffa. Deve rispondere alle accuse davanti al giudice Miriam D’Amore. Telecom, invece, è parte civile. L’indagine, dopo le prime segnalazioni, venne avviata dai carabinieri, ai quali si rivolsero i titolari delle aziende, diventati inconsapevoli intestatari di diverse utenze telefoniche. L’imputato è difeso dall’avvocato Carmelo Tuccio.
Uno dei carabinieri che condusse l’indagine ha risposto alle domande del pm Gesualda Perspicace e a quelle del difensore. Ha ripercorso l’intera vicenda, confermando che l’imputato non sarebbe nuovo a raggiri di questo tipo. Quello che riceveva da Telecom, soprattutto supporti informatici e telefonici, l’avrebbe poi rivenduto.