“Tagli pregiati”, in Cassazione riviste posizioni di alcuni imputati: il blitz sedici anni fa

 
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Immagini di repertorio

Gela. Il dispositivo è stato emesso solo in tarda serata e qualche variazione c’è rispetto alla decisione di appello per gli imputati coinvolti nell’inchiesta antimafia “Tagli pregiati”. Questa mattina, nel corso dell’udienza davanti ai giudici di Cassazione, la procura generale ha chiesto l’annullamento con rinvio per Giuseppe Claudio Alfieri e Vincenzo Alfieri (assistiti dall’avvocato Flavio Sinatra). E’ stato confermato nel dispositivo finale. I giudici di appello nisseni dovranno ritornare sulle loro posizioni rispetto all’entità delle pene. In secondo grado, furono condannati a sei anni di reclusione ciascuno (a fronte dei sette anni e mezzo di primo grado). L’annullamento con rinvio è stato chiesto anche per la posizione di Francesco D’Amico (assistito dall’avvocato Nicoletta Cauchi). Per lui, in appello, la condanna fu a sei anni di detenzione, così come già deciso in primo grado. L’annullamento senza rinvio i giudici romani l’hanno disposto per uno degli imputati sui quali l’attenzione si era posta per fatti legati al territorio di Latina. La procura generale ha invece richiesto la conferma delle condanne per tutti gli altri coinvolti. La Corte d’appello aveva disposto dieci anni e sei mesi di reclusione per Alfredo Santangelo, mentre in primo grado la condanna era stata a dodici anni e otto mesi; sei anni per Gaetano Mirko Valente, Rosario Saccomando, Francesco Angioni e Simone Di Simone; quattro anni ad Angelo Bernascone.

Gli investigatori, nel 2006, fecero scattare decine di arresti. Si ritenne che il gruppo di Cosa nostra dei Rinzivillo fosse riuscito ad infiltrare importanti settori economici, dall’edilizia al commercio, sfruttando appoggi e aziende di favore. In appello, inoltre, la prescrizione fece venire meno la condanna nei confronti di Jamil Mhamdi (in primo grado sette anni di detenzione). Il “non luogo a procedere” fu indicato per Giorgio Cannizzaro. Il catanese era ritenuto uno dei punti di riferimento per i collegamenti criminali con i gelesi. Secondo i giudici d’appello nisseni, l’azione penale per gli stessi fatti era già stata esercitata in un altro procedimento. In primo grado, gli erano stati imposti tredici anni e quattro mesi di reclusione. Venne annullata la sentenza di condanna rispetto alla posizione di Salvatore Arria (in primo grado otto anni di detenzione). Secondo il dispositivo emesso in appello, la competenza per le contestazioni che lo riguardavano spettava ai magistrati di Latina. Nei diversi gradi di giudizio, sono state parti civili l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e il Comune. Tra i legali di difesa, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Davide Limoncello, Cristina Alfieri, Vania Giamporcaro, Fabio Schembri, Vincenzo Lepre e Maurizio Forte. Sono stati i difensori a proporre ricorso, chiedendo di rivedere le pronunce della Corte d’appello di Caltanissetta.

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