Gela. I pezzi da novanta del Movimento cinque stelle nella città del sindaco
espulso Domenico Messinese e dell’avversario per la corsa all’Ars Rosario Crocetta.
“Messinese ha cambiato le carte in tavola”. Tra vecchi cavalli di battaglia sempre riproposti, dal taglio dei vitalizzi alla Sicilia da rifare tutta, magliette e palloncini firmati, polo sudate all’inverosimile, i grillini il seguito hanno dimostrato di averlo. La gente c’era ad ascoltare il candidato alla presidenza della Regione Giancarlo Cancelleri, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e il deputato Alessandro Di Battista. Si sono dimenati sul piccolo palco allestito su un tratto del nuovo lungomare Federico II di Svevia, a ridosso di ristoranti e lidi sempre pieni nel fine settimana, e la gente li ha seguiti, con tanto di smartphone e dirette social d’ordinanza, quelle non mancano mai. Sicuramente, non ci sono stati i fischi raccolti da Crocetta nelle sue ultime apparizioni in piazza Umberto I o lo scetticismo che spesso accompagna le comparsate pubbliche, almeno in città, dei “grossi” di centrosinistra e centrodestra, a cominciare dal Pd. La gente che c’era sul lungomare, c’era per ascoltare. Questo potrebbe essere un problema non solo per gli avversari alla presidenza di Cancelleri, ma soprattutto per i candidati locali all’Ars. Insomma, adesso tocca a loro e non sarà semplice. I grillini, comunque, sono partiti all’attacco, pur se supportarti dauno staff comunque non indifferente. “Non siamo stati noi a tradire il sindaco Domenico Messinese – dice Giancarlo Cancelleri – avevamo un programma chiaro che passava anche dal taglio dello stipendio e da un certo tipo di rapporto con Eni, non certamente di sudditanza. Tutto questo Messinese non l’ha fatto. E’ stato lui a cambiare le carte in tavola, non certo noi. Per il resto, il Movimento cinque stelle in questa città fa opposizione alla giunta e il sottoscritto non ha alcuna intenzione di fare ostruzionismo, anzi. Gela è una città molto importante”.
“Eni la campagna elettorale non la paga di certo a me”. Allo stesso tempo il candidato dei grillini taglia corto anche su Eni. “Ribadisco che chi inquina ed ha inquinato per decenni deve pagare – prosegue – la mia intenzione è di prevedere una tassa da imporre alle aziende che hanno devastato il territorio, compresa Eni. Io e il nostro movimento possiamo sicuramente fare un passo di questo tipo, perché non abbiamo mai avuto rapporti anomali con le multinazionali. Sicuramente, Eni non mi paga la campagna elettorale, forse in passato l’ha pagata a Crocetta e non certo a me”. Insomma, i grillini alzano il tono del confronto. “Un fallimento le nostre esperienze amministrative in Sicilia? Non direi affatto – dice il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio – il vero problema è che noi siamo coerenti. L’espulsione di Messinese? Niente di personale. Esiste un codice, esistono dei garanti e chi non rispetta le regole va fuori. Una cosa è certa, quando le giunte sono del Movimento cinque stelle vengono massacrate, quando non ne fanno più parte, allora fanno tutto bene”. Dal palco, strali sono arrivati anche dall’altro deputato nazionale Alessandro Di Battista. “Vi hanno usati per decenni – ha detto ai tanti radunati ai piedi dell’improvvisato palchetto – siete serviti solo a sistemare i culi dei loro fedelissimi. Questa città ha un potenziale enorme e nessuno lo conosce. Personalmente, non sapevo dell’esistenza delle mura Timoleontee e tutto questo è assurdo”. Sul palco, Cancelleri, all’apice dell’eccitazione da comizio, si è portato pure gli anziani genitori mentre tra un calcolo e l’altro ha ribadito, “in questi anni ho rinunciato a circa 250 mila euro delle somme dovutemi come deputato regionale e abbiamo investito i miei soldi e quelli degli altri deputati regionali per aiutare le famiglie in difficoltà e sostenere le imprese appena nate”. Da sotto il palco, sono arrivati anche i fazzoletti usa e getta per asciugare il sudore, copioso, dell’impeto da comizio. I grillini, tra magliette e palloncini firmati dai pezzi da novanta, tagli ai vitalizi e guerra alle multinazionali, evergreen mai consunti, il comizio l’hanno fatto e anche senza fischi. Adesso, la parola passa ai “grossi” di centrosinistra e di centrodestra.