Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno confermato, praticamente in toto, la decisione del gup nisseno, emessa al termine del giudizio abbreviato di primo grado e relativa agli imputati, coinvolti nell’inchiesta antimafia “Stella cadente”. Ieri, si erano concluse le discussioni dei difensori dei sedici imputati. L’unica assoluzione è stata pronunciata per Nicola Palena (assistito dagli avvocati Flavio Sinatra e Marco Tringali). Nei suoi confronti, in primo grado, era stata emessa una pronuncia di condanna a quattro anni e cinque mesi di reclusione. I difensori, nel ricorso proposto alla Corte d’appello, hanno escluso il suo coinvolgimento in attività estorsive, contestate al gruppo che avrebbe ricostituito la base della nuova stidda. I giudici nisseni hanno accolto il ricorso, pronunciando l’assoluzione. La condanna è stata ridotta, invece, per quello che è considerato il nuovo capo del gruppo stiddaro, Bruno Di Giacomo. Vent’anni di detenzione a fronte degli oltre ventidue anni, che invece gli aveva imposto il gup. Il difensore, l’avvocato Francesco Enia, nelle scorse udienze ha esposto per diverse ore le proprie conclusioni, a supporto di Di Giacomo, nei cui confronti pendevano decine di capi di imputazione e accuse molto pesanti, sia per le estorsioni che per la riorganizzazione del gruppo stiddaro. Per gli inquirenti, gli stiddari avrebbero avuto la disponibilità di armi e un ruolo importante nel mercato della droga. I giudici di appello, nella tarda mattinata di oggi, con la lettura del dispositivo, hanno invece confermato tutte le altre decisioni, già emesse in primo grado. Quattordici anni di detenzione per Alessandro Scilio; tredici anni e otto mesi di detenzione per Gaetano Marino, che in primo grado non fu riconosciuto promotore del gruppo attivo nel traffico di droga; dodici anni e due mesi di detenzione per Emanuele Lauretta; nove anni e sei mesi per Giuseppe Alessandro Antonuccio; nove anni e due mesi ciascuno per Andrea Romano, Filippo Scerra e Gianluca Parisi; sei anni e sei mesi di detenzione per Giuseppe Giaquinta; cinque anni e undici mesi a Giuseppe Antonuccio, Rosario Marchese e Gaetano Simone; quattro anni al collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, che con le sue dichiarazioni ha fornito elementi alle indagini; due anni e otto mesi a Calogero Infurna, in primo grado assolto solo dal capo relativo al possesso di un’arma; due anni e quattro mesi per Luigi D’Antoni. Le difese si prepareranno ai ricorsi in Cassazione, dopo la valutazione delle motivazioni.
Nel procedimento, sono parti civili il Comune di Gela (con l’avvocato Ornella Crapanzano), la Cgil (con il legale Rosario Giordano), la Federazione antiracket (con l’avvocato Mario Ceraolo), tre esercenti che sarebbero finiti nel mirino degli stiddari (rappresentati dall’avvocato Valentina Lo Porto), l’ambulante Saverio Scilio (con l’avvocato Alessandra Campailla) e Rocco Di Giacomo, a sua volta a processo nel giudizio ordinario e difeso dal legale Antonio Gagliano. La procura generale aveva concluso, richiedendo la conferma di tutte le condanne. Stessa posizione adottata dai legali di parte civile. Gli imputati sono rappresentati dagli avvocati Davide Limoncello, Giovanna Cassarà, Cristina Alfieri, Laura Caci, Angelo Cafà, Rocco Guarnaccia, Roberta Castorina, Gianmarco Cammalleri e Rocco Di Dio.