Gela. Un difetto di notifica, prima della pausa estiva, ha fatto slittare a metà settembre l’avvio del giudizio di appello del procedimento scaturito dall’inchiesta antimafia “Stella cadente”. Lo scorso anno, il collegio penale del tribunale di Gela emise nove condanne, pronunciando anche due assoluzioni, per le posizioni di Rocco Di Giacomo (difeso dai legali Antonio Gagliano e Tommaso Vespo) e Samuele Cammalleri (rappresentato dai legali Flavio Sinatra e Carmelo Tuccio). Le difese degli imputati condannati hanno tutte presentato ricorso per tentare di ribaltare la decisione di primo grado. In base alle accuse, gli imputati avrebbero gravitato nella sfera della nuova stidda capeggiata da Bruno Di Giacomo, condannato in via definitiva per questi fatti insieme ad altri coinvolti. Emersero presunte imposizioni per le forniture a diverse attività commerciali della città ma anche pressioni e minacce da parte degli stiddari. Al termine del dibattimento di primo grado, la pena più consistente, a sedici anni e quattro mesi di reclusione, arrivò per Vincenzo Di Giacomo, in continuazione con una pronuncia del 2006; quindici anni a Giuseppe Nastasi, con il riconoscimento delle attenuanti e della continuazione; quattordici anni e sei mesi a Vincenzo Di Maggio (sempre con il riconoscimento della continuazione interna); quattordici anni, invece, per Salvatore Antonuccio (con la continuazione); nove anni ad Alessandro Pennata (con il riconoscimento delle attenuanti); sette anni e sette mesi a Giuseppe Truculento; sette anni e quattro mesi a Giuseppe Vella; un aumento di pena di quattro anni a Giovanni Di Giacomo rispetto a quanto deciso con un’ordinanza del 2018; tre anni e sei mesi a Benito Peritore.
Ai nove condannati fu imposto il risarcimento dei danni in favore degli esercenti vittime di pressioni e delle associazioni antiracket Fai e “Gaetano Giordano” (le parti civili sono assistite dagli avvocati Valentina Lo Porto, Federica Maganuco e Alessandra Campailla). Il collegio penale indicò, tra le altre misure, la confisca della società “Malibù indoor srl” e quella di somme di denaro riferibili a Di Maggio. Tutti aspetti sui quali ritornerà la Corte d’appello di Caltanissetta. L’inchiesta venne coordinata dai pm della Dda di Caltanissetta che in appello hanno impugnato le due assoluzioni di primo grado. Tra i legali dei coinvolti ci sono gli avvocati Giovanna Zappulla, Cristina Alfieri, Enrico Aliotta e Antonio Impellizzeri.