Stabile confiscato ad ex boss: Mancano soldi per la riconversione

 
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Gela. Il decreto c’è ma all’appello mancano circa 380 mila euro per la riconversione dell’immobile confiscato in via Amato, nella zona di Settefarine.
Lo stabile, di proprietà della famiglia di uno degli ex vertici del gruppo degli stiddari, almeno sulla carta, dovrebbe diventare un centro d’accoglienza per donne in difficoltà.

Fu confiscato a Crocifisso Lauretta ma ancora oggi la matassa burocratica non si è per nulla sciolta.
I fondi sarebbero dovuti arrivare direttamente da Roma. “Senza copertura finanziaria – dice l’assessore ai lavori pubblici Carmelo Casano – i miei uffici hanno le mani legate. La realizzazione del centro d’accoglienza è stata inserita tra i progetti previsti nell’ambito del piano triennale delle opere pubbliche. Senza soldi, però, non si può fare nulla”.
Ad un anno di distanza dalle polemiche che divamparono tra amministrazione comunale e attuali residenti: il primo piano dello stabile e la successiva sopraelevazione, realizzati senza autorizzazioni comunali, sono stati acquisiti al patrimonio dell’ente.
“I provvedimenti – spiega l’assessore all’urbanistica Giuseppe D’Aleo – sono stati completati dai tecnici del settore. Il vero problema, però, rimane il pian terreno. Per un quarto, ovvero la parte intestata al signor Lauretta, è stato sottoposto a confisca. Il resto, invece, fa parte del patrimonio della moglie che non ha nulla a che fare con il provvedimento della magistratura. Tutto ciò rende la vicenda assai complicata”.
Difficoltà, adesso, accentuate dall’assenza dei circa 380 mila euro che sarebbero dovuti servire per finanziare la riconversione dell’ex covo trasformato, con gli anni, in abitazione.

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