Gela. Non sono stati accolti i ricorsi presentati dai difensori dei fratelli Antonino Raitano e Ruben Raitano. Rimangono entrambi in carcere. Sono accusati di aver avuto a disposizione una pistola calibro 7,65, sequestrata dai carabinieri nella loro abitazione a Settefarine. Gli investigatori non escludono la possibilità che potessero disporre di altre armi. Gli approfondimenti sono partiti dopo il loro ferimento. Sono arrivati al pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” con gravi conseguenze, causate da spari. Per quanto accadutogli, sono scattati gli arresti di Vincenzo Trubia e dei figli Rosario Trubia e Giuseppe Trubia. Sarebbe stato Rosario Trubia, probabilmente a causa di dissidi, a fare fuoco. Deve rispondere di tentato omicidio, mentre il padre e il fratello solo del possesso di un’altra pistola, ritrovata in un ovile di contrada Fiaccavento, da loro condotto. Nel provvedimento che ha portato all’arresto dei Raitano si fa riferimento ad un possibile coinvolgimento in una presunta intimidazione che sarebbe stata messa a segno contro i Trubia. Diversi colpi di fucile sono stati esplosi contro l’ovile. Le indagini sono attualmente in corso. I difensori, gli avvocati Francesco Enia e Cristina Alfieri, si sono rivolti ai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta.
Mettono in discussione il coinvolgimento dei due indagati nei fatti al centro dell’indagine, condotta dai pm della procura e dai carabinieri. Antonino Raitano, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha ammesso il possesso della pistola, sostenendo però di averla trovata in una zona rurale. I giudici hanno confermato i provvedimenti restrittivi emessi dal gip.