Gela. Si è concluso con la definizione del concordato. E’ questo l’esito del giudizio di secondo grado, scaturito dai fatti dell’area di servizio Gb oil, quando dopo una rissa all’interno del bar ci furono spari contro due licatesi. La procura generale aveva già dato l’assenso al concordato proposto dalla difesa di Paolo Quinto Di Giacomo, in primo grado condannato ad otto anni di detenzione per duplice tentato omicidio. Fu lui a sparare. La condanna è stata ridotta a sei anni di detenzione. In quell’occasione, oltre a fare fuoco contro due licatesi, ferì un carabiniere (che si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Francesco Enia) e un operatore del 118. Gli veniva inoltre contestato il possesso della pistola con matricola abrasa. In appello, è stato il difensore, l’avvocato Davide Limoncello, ad avanzare richiesta per una pena inferiore, attraverso il concordato. L’intera dinamica dell’accaduto venne ripresa dai sistemi di videosorveglianza dell’attività commerciale. Di Giacomo sparò perché i due licatesi, poco prima, avevano importunato la sorella e altri amici. Sarebbe stata una vendetta, maturata in pochi istanti. C’era già stata una rissa all’interno del bar ma l’imputato non era ancora presente. Di Giacomo e la difesa hanno sempre escluso che gli spari fossero per uccidere. In base alla versione riferita dal trentacinquenne, avrebbe agito solo per intimorire i rivali. L’accusa di tentato omicidio ha retto nel corso dell’abbreviato di primo grado.
La richiesta di concordato è stata avanzata anche dal difensore dei licatesi Michele Cavaleri e Salvatore Incorvaia, a loro volta condannati in primo grado seppur con contestazioni meno gravi. Sono rappresentati dal legale Giuseppe Vinciguerra. C’è stato il sì della procura generale e della Corte d’appello. Per Cavaleri la pena è stata ridotta a due anni, mentre per Incorvaia ad otto mesi. Per la posizione di Di Giacomo, già il gup aveva escluso la premeditazione.