Spari ad un’abitazione, “Donne d’onore”: “Raniolo fece fuoco per rancori personali”

 
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Gela. Spari per ragioni personali e rivalità sentimentali. Ci sarebbe stato questo alla base di quanto accadde diversi anni fa, con colpi di fucile che raggiunsero un’abitazione, in via Fratelli Bandiera. A fare fuoco sarebbe stato Salvatore Raniolo, tra i coinvolti nell’indagine “Donne d’onore”. L’obiettivo prescelto, invece, era un rivale, Malvin Bodinaku, estraneo però all’inchiesta. Raniolo, secondo quanto raccontato ieri in aula dai carabinieri sentiti, si sarebbe armato per rancori personali, dovuti ad una rivalità di tipo sentimentale e alla relazione con una giovane. Le fucilate danneggiarono la porta d’ingresso dell’immobile. I carabinieri pare stessero già indagando su Raniolo e sugli altri imputati, toccati dall’indagine. Sono a processo, oltre allo stesso Raniolo, Nicola Liardo, Giuseppe Liardo, Carmelo Martines, Monia Greco, Dorotea Liardo, Calogero Greco e Giuseppe Maganuco. Per i pm della Dda di Caltanissetta, Nicola Liardo sarebbe riuscito, anche dal carcere, a gestire estorsioni e droga. Pare inoltre, che come riposta, anche l’abitazione di Raniolo fu successivamente raggiunta da colpi di pistola. Rivalità sfociate nelle armi e ricostruite dagli inquirenti, che poi fecero scattare il blitz. I carabinieri chiamati a testimoniare hanno inoltre riferito sulla condotta di Giuseppe Liardo, attualmente detenuto e figlio di Nicola Liardo. Il sospetto era che, nonostante quanto disposto dai giudici, non svolgesse attività lavorativa, alle dipendenze di un autolavaggio. L’assunzione era stata formalizzata nell’ambito del percorso di recupero e formazione del giovane. Durante accertamenti condotti dai militari, emerse però che Liardo non si recava a svolgere l’attività prevista, almeno in base ad alcune verifiche condotte dai carabinieri nell’autolavaggio.

Il dibattimento, che si tiene davanti al collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, va verso la conclusione ed entro dicembre potrebbe toccare ai pm della Dda di Caltanissetta esporre le richieste per tutti gli imputati. I testimoni sentiti in aula, oltre che alle domande dell’antimafia nissena, hanno risposto ai quesiti posti da alcuni difensori. I legali che rappresentano gli imputati sono gli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Giacomo Ventura, Carmelo Tuccio e Francesco Cottone.

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