Soldi ad uno degli ex capi di cosa nostra, gli imprenditori presi di mira si rivolgono al fondo per le vittime

 
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Immagine repertorio

Gela. Una serie di estorsioni ai danni di aziende impegnate nel settore dei laterizi.

Le richieste estorsive. La condanna a dodici anni di reclusione è diventata definitiva nei confronti di Fortunato Ferracane, ex vertice di cosa nostra locale e da anni collaboratore di giustizia. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso presentato dal difensore di fiducia, l’avvocato Angelo Tornabene. Il legale contestava l’errata quantificazione della condanna imposta allo stesso Ferracane dai giudici della Corte di appello di Caltanissetta. Davanti alla decisione, gli imprenditori vittime delle richieste estorsive, costituiti parte civile con l’avvocato Maurizio Scicolone, hanno deciso di rivolgersi al fondo di rotazione per le vittime di mafia. In questo modo, i titolari del gruppo Migliore, al centro degli interessi delle famiglie di cosa nostra, potrebbero ottenere un eventuale risarcimento rispetto ai danni arrecati dalle imposizioni subite. La decisione è maturata dopo che la sentenza ai danni di Ferracane è diventata definitiva. Proprio gli imprenditori, incalzati dagli inquirenti, fecero emergere quanto accadeva, soprattutto rispetto alle richieste di denaro che arrivavano dai clan.

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