Social e linguaggio tossico: cresce l’ aggressività verbale
Il linguaggio d’odio è in crescita e colpisce soprattutto i più giovani.La maggior parte degli utenti ritiene che serva più educazione digitale e rispetto

Gela. Negli ultimi anni, l’uso dei social media è aumentato in modo esponenziale. Le piattaforme digitali, da strumenti di connessione e informazione, si sono trasformate spesso in luoghi di scontro e aggressività. In particolare, è in forte crescita il fenomeno dei cosiddetti “leoni da tastiera”: utenti che, protetti dallo schermo e dall’anonimato, riversano commenti offensivi, provocatori o violenti.
Abbiamo chiesto direttamente alle persone se usano i social, quali preferiscono, se si limitano a guardare o partecipano attivamente, e cosa pensano dell’aumento dell’odio online.
Le risposte mostrano un quadro interessante:
“Uso soprattutto Instagram e TikTok, ma non commento mai. Vedo troppa cattiveria gratuita, preferisco non espormi”, racconta una studentessa di 19 anni.
“Facebook è il mio social principale, lo uso per informarmi e commento solo quando conosco l’argomento. Ma noto che molti commenti diventano aggressivi anche senza motivo”, dice un 40enne.
“Scrollo per noia, ma appena leggo certi commenti razzisti o sessisti mi passa la voglia. La gente si sente libera di dire qualsiasi cosa, come se non ci fossero conseguenze”, afferma una madre di due figli.
Quasi tutti i partecipanti concordano sul fatto che i toni nei commenti sono peggiorati, e che la facilità di accesso ai social ha reso più comune la violenza verbale. Il fenomeno dei “leoni da tastiera” viene percepito come un problema serio, che mina la qualità del dialogo pubblico e la serenità degli utenti, soprattutto dei più giovani.Secondo dati recenti, tra il 2019 e il 2023 i discorsi d’odio e i commenti offensivi sono cresciuti dal 10% al 15% nei contenuti analizzati online.
In parallelo, quasi la metà degli adolescenti italiani (47%) ha subito episodi di cyberbullismo, con effetti devastanti sull’autostima, sull’umore e sulla fiducia negli altri. L’uso quotidiano e spesso inconsapevole dei social, unito all’assenza di empatia e filtri, ha trasformato molti utenti in giudici spietati. Ma come dimostrano le testimonianze raccolte, esiste ancora una parte di utenti consapevoli, che riconoscono il problema e chiedono maggiore educazione digitale, moderazione sui contenuti e responsabilità personale.