Siti archeologici, incassi minimi: per l'area di Caposoprano numeri molto bassi
I numeri, al momento, non sono granché e vengono resi noti nei documenti del Parco Archeologico di Gela, sotto competenza regionale

Gela. In settimana, l'inaugurazione della necropoli di via Di Bartolo è stata l'ennesima occasione istituzionale per riferire pubblicamente dell'importanza della città nel panorama regionale e non solo, quanto a ricchezza di siti archeologici e di ritrovamenti di caratura internazionale. Sia il governo regionale sia l'amministrazione comunale puntano su una ripartenza del turismo culturale. Da tempo, si attende la riapertura del museo di Molino a Vento e l'inaugurazione di quello del mare, a Bosco Littorio, destinato a conservare i resti della nave arcaica e degli altri relitti ritrovati nei fondali della costa locale. Per il resto, i numeri, al momento, non sono granché e vengono resi noti nei documenti del Parco Archeologico di Gela, sotto competenza regionale. Quel che c'è di fruibile attualmente in città, attira poco e non garantisce introiti, se non poche centinaia di euro. Da marzo e fino a maggio, stando ai dati dello “sbigliettamento” indicati dal Parco Archeologico, il sito di Caposoprano, con le mura Timoleontee, al massimo, ha generato un introito totale di 327 euro, fatto registrare ad aprile. A marzo, invece, il totale è stato di 42 euro. Per finire, a maggio, con 153 euro. Per il resto, gli altri biglietti rilasciati sono indicati come “gratuiti”. Nel confronto, il sito di Caposoprano non riesce a incassare più di quello che arriva invece dal sito minerario di Trabia Tallarita Riesi-Sommatino, magari meno conosciuto ma che è arrivato a "quota" 900 euro per il mese di marzo. Quello gelese e quello dell'entroterra, allo stato sono gli unici siti che consentono lo sbigliettamento. Nei tre mesi presi in esame nella determina del Parco Archeologico, l'incasso complessivo per le due aree supera di poco i 2.500 euro.