Gela. Verrà sentita l’unica testimone oculare che, nel settembre di due anni fa, si trovava a pochi metri di distanza dai fratelli Vincenzo e Alessandro Valenti prima che quest’ultimo venisse ucciso.
Verrà sentita una delle sorelle. A sgozzarlo, in via Minardi, fu proprio l’operaio metalmeccanico Vincenzo Valenti, condannato a sedici anni di reclusione dal giudice dell’udienza preliminare Veronica Vaccaro. La decisione è stata assunta dai giudici della corte d’assise d’appello di Caltanissetta davanti ai quali si è aperto il processo di secondo grado. L’imputato Vincenzo Valenti, difeso dagli avvocati Carmelo Tuccio ed Emanuele Manganuco, ammise le sue responsabilità già davanti ai carabinieri intervenuti nei pressi della sua abitazione di Sant’Ippolito.
Per la difesa ci fu provocazione. Stando alla difesa, però, l’operaio sarebbe stato provocato dal fratello Alessandro con il quale i rapporti erano del tutto deteriorati. L’unica ad assistere al confronto mortale fu una delle sorelle che, adesso, verrà sentita in aula. L’udienza è stata fissata per il prossimo settembre. Parti civili si sono costituite la moglie e la piccola figlia di Alessandro Valenti, rappresentate dagli avvocati Vittorio Giardino e Fabio Fargetta. Proprio i legali di parte civile, così come i magistrati della procura, hanno sempre escluso qualsiasi provocazione da parte della vittima nei confronti di Vincenzo Valenti che, invece, avrebbe utilizzato un coltello per colpire a morte il fratello trentenne.