Caltanissetta. L’operazione che ha portato all’arresto di dieci persone, che avrebbero sfruttato braccianti marocchini nei campi del nisseno, conferma la presenza consistente di forme di sfruttamento, anzitutto nel settore agricolo. Il segretario confederale Cgil Rosanna Moncada e quello della Flai Giuseppe Randazzo sono certi che le norme per il contrasto a questi fenomeni sono efficaci ma la politica deve fare molto di più. “L’ennesima operazione delle forze di polizia fa emergere, ancora una volta, le condizioni di sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori agricoli nella nostra provincia. Turni massacranti per meno di quattro euro l’ora, condizioni di lavoro lesive della dignità umana, rischi per la sicurezza e la salute degli stessi. E’ l’ulteriore conferma che nella nostra provincia operano associazioni criminali, utilizzate da imprenditori agricoli senza scrupoli, per reclutare manodopera agricola, per lo più stranieri costretti, dal loro stato di bisogno e dalla necessità di lavorare per vivere, ad accettare condizioni umilianti. Lo sfruttamento emerso oggi, nel nisseno è solo la punta di un fenomeno, in un territorio economicamente arretrato, che viene ancor di più depauperato da questi episodi che non esitiamo a definire criminali. A cinque anni dall’entrata in vigore della legge 199 del 2016, le numerose inchieste, su tutto il territorio nazionale, confermano la bontà della normativa, la legge contro lo sfruttamento e il caporalato, fortemente voluta dalla Flai e dalla Cgil che ha permesso alla magistratura e alle forze dell’ordine di contrastare più efficacemente il gravissimo fenomeno dello sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori. Grazie alla legge e al lavoro sul campo delle forze dell’ordine, a cui va il nostro plauso e il nostro ringraziamento – fanno sapere i sindacalisti – oggi nella nostra provincia è stato inferto un duro colpo allo sfruttamento e al caporalato. Ma siamo consapevoli che tutto ciò non basta. La legge 199 sta funzionando molto bene nella sua parte repressiva, ma non in quella preventiva che consentirebbe un accesso trasparente e regolare al lavoro per garantire un corretto incrocio tra domanda e offerta di lavoro agricolo e avere finalmente strumenti fondamentali al reale contrasto al lavoro nero, allo sfruttamento e ai drammatici fenomeni di caporalato. Eviterebbe di esporre i lavoratori nei confronti di datori di lavoro disonesti. E’ imprescindibile far funzionare la sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, istituita a maggio del 2021 auspicando anche una maggior impegno da parte dello Stato con un potenziamento degli ispettorati del lavoro e delle strutture di vigilanza”.
L’invito è sempre rivolto alla politica, che in campagna elettorale non ha certo posto come primo punto all’ordine del giorno quello del contrasto al caporalato. “Denunciamo con rammarico che il tema dello sfruttamento e del caporalato è completamente assente nel dibattito politico attuale. Le forze politiche in questa campagna elettorale si sono dimenticate di dichiarare pubblicamente, a parte qualche raro caso, se stanno dalla parte dei lavoratori o dei caporali. Chiediamo a tutte le forze politiche ed in particolar modo alle forze progressiste – aggiungono – di schierarsi apertamente con i lavoratori dicendo che sono contro le lobby che vogliono smantellare la legge 199. E’ un fatto che nel nostro paese si è aperto un dibattito tra chi, come noi, vuole che la legge sul caporalato sia interamente applicata e rafforzata e chi, lobby trasversali e forze politiche ben identificate, vuole cancellarla. Anche questa è una scelta politica. Una scelta tra chi vuole un paese civile e chi vuole riportare l’Italia ai primi anni del ‘900”.