Settimana della dislessia 2025: forti differenze tra nord e sud
Nel meridione restano carenti le strutture dove servono più risorse per garantire pari opportunità di diagnosi e supporto.
Gela. Secondo gli ultimi dati disponibili, riportati nel convegno nazionale che ha visto partecipare i professionisti del settore, la media nazionale dei casi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) si attesta attorno al 5,86%. Tuttavia, la situazione cambia molto da regione a regione: Nel Nord Italia, alcune regioni superano anche l’8% mentre in Sicilia, invece, non si arriva ancora al 3%, anche se il numero di diagnosi è in costante aumento. A dichiararlo è Mariangela Tandurella, referente regionale dell’Associazione Italiana Dislessia (AID), in occasione della giornata mondiale di sensibilizzazione che si celebra oggi, 8 ottobre.
Il divario tra Nord e Sud è legato anche al numero di centri accreditati e di professionisti specializzati. Nel Nord Italia, dove la rete di supporto è più ampia, le diagnosi sono più frequenti anche grazie a un migliore accesso ai servizi. Nel Sud, invece, la copertura è ancora disomogenea.
“In Sicilia, la percentuale resta più bassa non perché ci siano meno casi, ma perché ci sono meno strumenti per individuarli”, chiarisce Maria.
La diagnosi può essere effettuata dalla fine della seconda elementare per la lettura e la scrittura, e dalla terza elementare per la matematica. Tuttavia, i precursori si possono osservare già in età prescolare, sottolinea l’esperta.
“Riconoscere i segnali precoci — difficoltà nel memorizzare le lettere, nel riconoscere le parole o nell’associare suoni e simboli — è fondamentale per attivare interventi tempestivi.”
In occasione della Settimana Nazionale della Dislessia 2025, l’obiettivo è proprio quello di promuovere la conoscenza del disturbo e abbattere i pregiudizi ancora diffusi. Le iniziative coinvolgono scuole, famiglie, enti pubblici e privati, con incontri, sportelli informativi e laboratori rivolti a insegnanti e genitori.
“Oggi sappiamo che la dislessia non è un limite, ma una diversa modalità di apprendimento. Più impariamo a riconoscerla, più offriamo a ogni bambino la possibilità di esprimere il suo potenziale”.
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