Gela. Ha sparato contro tre rivali, a Settefarine. Otto anni di reclusione al ventenne Ruben Raitano. Il collegio penale del tribunale ha emesso il verdetto nei suoi confronti, al termine del giudizio di primo grado. I colpi di pistola, probabilmente artigianale, anche se non è mai stata ritrovata, risalgono ad un anno fa. Raitano ebbe un diverbio con tre uomini, forse scaturito dalla compravendita di un’automobile. Ha sempre sostenuto di essere stato aggredito e schiaffeggiato. Così, dopo qualche minuto, si ripresentò sul posto, ma questa volta impugnando una pistola. “Non ha sparato per uccidere”, così ha spiegato il suo legale di difesa, l’avvocato Cristina Alfieri. Per il difensore, infatti, quell’arma non era funzionante. “Non sono state riscontrate neanche lesioni sui tre uomini – ha proseguito – che, comunque, si sono subito avventati contro di lui”. Per i carabinieri del reparto territoriale e per i pm della procura, come confermato a conclusione della requisitoria dal sostituto Ubaldo Leo, solo un portasigarette in acciaio evitò conseguenze peggiori ad uno dei tre rivali del ventenne, che sarebbe stato raggiunto dai colpi. Un proiettile si sarebbe conficcato proprio nel portasigarette, conservato nella tasca dei pantaloni. Ricostruzione che, in realtà, la difesa ha messo in dubbio, anche facendo leva sulle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza della zona. “Raitano – ha proseguito il legale – non aveva intenzione di uccidere né ha puntato ad altezza d’uomo. Si è solo sentito umiliato, perché venne schiaffeggiato davanti a tutti. E’ stata una reazione sbagliata. Non sono stati refertati bossoli, ogive o polvere da sparo”.
Gli spari a Settefarine. La difesa, infatti, ha anche chiesto la riqualificazione del capo di imputazione principale, da tentato omicidio a lesioni. L’imputato rispondeva anche del possesso dell’arma. Il pm Leo, a chiusura della requisitoria, aveva già chiesto la condanna, molto più pesante, a quattordici anni e sei mesi di detenzione. Il collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Tiziana Landoni ed Ersilia Guzzetta), ha comunque confermato il tentato omicidio e il porto abusivo di armi, condannando Raitano ad otto anni. La difesa sembra intenzionata a proporre appello.